di Rossella Conte
Gli stipendi sono fermi, le bollette sono schizzate alle stelle e, parafrasando Lavoisier, i soldi non si creano dal nulla. Per molti fiorentini, dunque, anche fare la spesa è diventato un lusso. D’altra parte, nel 2023, le famiglie si troveranno a sborsare quasi 690 euro in più solo per i prodotti alimentari. E’ la stima di Federconsumatori Toscana, elaborata ipotizzando un incremento annuo dell’inflazione del 9,2% sui generi alimentari. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, il pacco di pasta da un chilo è aumentato del 77% in un anno, passando da un prezzo medio di 1,64 euro nel 2021 a 2,90 euro del 2022. Rispetto al 2001, quando un kg di spaghetti si pagava solo 86 centesimi, il rincaro è del 237%.
Insomma, a Firenze il piatto di pasta non è mai stato così salato. Al secondo posto, della top ten dei rincari alimentari, troviamo la farina che segna un incremento del +63% rispetto al 2021. Il prezzo al chilo è infatti passato da 0,79 a 1,29 euro. Nel 2001 costava 57 centesimi. Laura Biagiotti, lo sa bene. Lei ha 87 anni e ha cresciuto sette figli: "La pasta era l’unica cosa che si poteva mangiare in abbondanza perché costava poco" racconta. "E’ aumentato tutto, anche la farina, l’olio, i pelati. Una pizza conviene quasi più mangiarsela fuori che in casa considerati i costi energetici del forno" aggiunge Mauro Pedrieri, un giovane universitario che incontriamo fuori dal Penny di via Erbosa. Secondo un’indagine Coldiretti e Censis, stanno cambiando i luoghi della spesa con il 72% dei toscani che si reca e fa acquisti nei discount mentre l’83% punta su prodotti in offerta. Al terzo posto della top ten c’è la pasta integrale: un chilo costa 3,38 euro a fronte dei 2,18 euro del 2021 (+55%). Seguono i condiriso: la confezione da due pezzi è passata da 3,49 a 4,99 euro, con un aumento del 43%.
Al quinto posto l’olio extra vergine di oliva, con un aumento del 28%; un litro è passato in un anno da 6,15 a 7,90 euro. Nel 2001 il prezzo era di 5,06 euro il litro. Al sesto posto il pane, il cui prezzo è salito da 3,36 a 4,20 euro al chilo, con un aumento del 25%. Nel 2001 il filone da un chilo si pagava 1,80 euro: oggi, quindi, costa il 133% in più rispetto a 22 anni fa. "Sulla vendita al consumatore finale incidono una serie di costi tra cui quello energetico o di trasporto. Gli incrementi a doppia cifra finiscono tutti nel carrello della spesa" spiega Luca D’Onofrio, presidente di Federconsumatori Toscana. L’onda dei rincari non risparmia i carciofini sott’olio: un barattolo costava 3,39 euro nel 2021, 4,19 euro nel 2022, contro i 2,35 euro di 22 anni fa. La confezione da cinque coni gelato, all’ottavo posto della top ten, è aumentata del 23%, passando da 3,99 a 4,89 euro. Infine, salgono i prezzi della confezione da due omogeneizzati, per la quale oggi si spendono 2,25 euro, contro 1,85 del 2021 (+22%), e della confezione da 6 uova, da 2,05 a 2,49 euro in un anno (+21 per cento).
"Chiediamo – conclude D’Onofrio - che il governo prenda seri provvedimenti di contrasto ai fenomeni speculativi e una riforma delle aliquote Iva che preveda una sterilizzazione ed un contenimento su tutti i beni primari. Secondo le nostre stime si risparmierebbero, in tal modo, 550 euro annui a famiglia".