REDAZIONE FIRENZE

Amore e lavoro terapie necessarie

Freud sosteneva che “Un uomo è sano quando ama e lavora”. Amare e lavorare non sono affatto questioni semplici. L’amare...

Freud sosteneva che “Un uomo è sano quando ama e lavora”. Amare e lavorare non sono affatto questioni semplici. L’amare non ha una definizione univoca: si amano tante persone e magari poi solo una si rivela essere amore. Amare comporta tanta energia per affrontare la fatica e superare le difficoltà che si possono incontrare durante il percorso emotivo. E chi non ha questa energia allora non può amare? E non è sano? La malattia è la portavoce di una sofferenza che cerca una strada per essere ascoltata. Molta gente ritiene di essere sana, ma solo le persone che ci stanno accanto, se si sentono amate, se si sentono ascoltate, accolte, coccolate, curate lo possono dire. La vera malattia dell’uomo riguarda infatti l’amore. Ho conosciuto persone sane nel corpo e malate nel cuore. Persone perfette, di successo, incapaci di amare gli altri e forse anche se stesse . Così come ho conosciuto persone molto malate arrivare alla morte con un corpo massacrato dalla malattia, dal tumore, e un cuore pieno di amore e di luce. Ho visto in certi malati più salute che non in tanta gente che cammina tranquillamente e che vive decine di anni, che non sono stati accordati ad altri, ma vissuti senza sapore, senza felicità.

È salute esistere e avere un corpo che porta in sé segni di una sofferenza, di un dolore Ci sono persone che cessano di essere vive nel momento stesso in cui scoprono la malattia. Quando questa si palesa accade di ripensare ai giorni non vissuti, a quegli aspetti dell’esistenza che abbiamo dovuto sacrificare, ai giorni che potevano dedicare all’amore e che sono passati senza lasciarne tracce. La malattia necessita di amore e porta con sè il discorso della terapia che è in fondo una forma di amore somministrato a chi è sofferente che cerca attenzione e fiducia in chi lo accoglie e lo segue. L’obiettivo della cura diventa quello di recuperare più pienamente se stessi in un processo che implica riappropriarsi della propria storia e in cui l’esperienza del dolore se poco controllato può portare a perdere la gioia di vivere. Per restare accanto a chi non è sano si deve imparare a soffrire e ad amarne i bisogni.