Alluvione, la solitudine delle aziende: "Pochi aiuti, siamo in ginocchio"

Tante le imprese che non sono ancora ripartite e il portale per richiedere i contributi si è già ’intasato’

Alluvione, la solitudine delle aziende: "Pochi aiuti, siamo in ginocchio"

Alluvione, la solitudine delle aziende: "Pochi aiuti, siamo in ginocchio"

di Pier Francesco Nesti

Il mondo sembra essersi fermato in via Fratelli Cervi. Una distesa di capannoni stretti a ridosso della Firenze-Mare, del Bisenzio e della Marinella. Aziende che, dopo l’alluvione, seppur faticosamente, hanno ripreso la loro attività, altre che invece sono sempre ferme. Proprio l’acqua del Bisenzio, che ha rotto un argine a ridosso dell’uscita di Prato est dell’autostrada, ha invaso quelli che fino a inizio di novembre erano ‘abituali’ luoghi di lavoro. Senza contare che in diversi hanno avuto anche le loro case alluvionate. Da un metro a un metro e settanta d’acqua, fango e rifiuti ancora ‘in mostra’ fra una ditta e l’altra, a ricordare "che nel 2024 – dicono – certi disastri non dovrebbero verificarsi. Ognuno per la sua parte dovrebbe impegnarsi per mettere in sicurezza chi ci ha messo una vita per tirare su la propria attività e adesso si ritrova in mezzo ai guai". È questo il ‘ritornello’, triste, di una canzone che ha tante strofe, rappresentate dai volti delle persone con cui abbiamo parlato e che non nascondono l’amarezza per quello che stanno passando. Ma che è ‘mixata’ bene con altrettanta dignità.

Tutto questo nel giorno dell’attivazione del portale di Simest, la società del gruppo Cassa depositi e prestiti (Cdp) che sostiene la crescita delle imprese italiane nel mondo, per la presentazione delle domande relative alla richiesta di contributi a fondo perduto riservati alle aziende toscane colpite dall’alluvione.

Il problema è che si è trattato di un vero e proprio ‘click day’: "Praticamente impossibile accedervi", ha spiegato Tommaso Cerretelli, che insieme al padre Stefano e alla madre, Laura Brandi gestisce ‘Novità Home’, realtà (gravemente danneggiata) specializzata da trent’anni nella vendita all’ingrosso di complementi arredo e oggettistica per la casa. "Abbiamo compilato anche il modulo per il contributo della Regione – aggiungono –, una goccia in mezzo al mare dei danni che abbiamo subito, un lavoro immane per la complessità dei dati da inserire".

Fra le aziende che ancora non sono ripartite c’è la Sefa Acciai (Società Emiliana Ferro e Acciai), rivenditori per stampi e utensili dell’acciaio, la cui sede principale è a Bologna e che da quel drammatico 2 novembre ancora non è ripartita. Dodici le persone che lavorano a Campi e che attualmente sono a casa: una di queste, Luca, ci ha fatto da ‘guida’ fra macchinari ipertecnologici, un concentrato di elettronica con cui l’acqua ha fatto ciò che voleva: "Solo per rimettere tutto in ordine c’è voluto un mese – spiega –, adesso i tecnici stanno facendo le prove necessarie per capire se e quando possiamo riprendere la produzione, ma è difficile fare delle previsioni, anche perché sono macchine complesse e i costi per rimetterle in sesto notevoli".

Il nostro ‘pellegrinaggio’ fra le aziende di Fratelli Cervi è proseguito all’Autocarrozzeria Bailey dove il babbo Sanzio e i due figli, i fratelli Emiliano ed Enrico Fratini, ci mostrano le cataste di rifiuti ancora accumulati all’esterno della loro officina: "Non abbiamo lavorato per 40 giorni, ma siamo sempre stati chiusi qui dentro dalle 8 a mezzanotte per ripulire – tuonano –. Chi ci ha aiutato? Parenti e amici, delle istituzioni non abbiamo mai visto nessuno. Ci siamo rimboccati le maniche e stiamo provando a ripartire, ma è dura, dura davvero".