REDAZIONE FIRENZE

All’asilo anche al Meyer: "Vittoria per i bimbi fragili"

Oltre a primaria e secondaria in ospedale arriva la scuola d’infanzia. La maestra: "Fondamentale garantire la didattica nel periodo di degenza".

Al Meyer arriva la scuola d’infanzia dopo quella primaria e secondaria

Al Meyer arriva la scuola d’infanzia dopo quella primaria e secondaria

Dopo la scuola primaria e la secondaria di primo e secondo grado, ora al Meyer i piccoli pazienti possono frequentare anche la scuola dell’infanzia. I bambini con malattie croniche o che devono affrontare un ricovero di oltre 15 giorni, possono partecipare alle attività didattiche di una vera e propria scuola a pochi passi dalla loro stanza: ogni giorno, dal lunedì al venerdì, i piccoli tra i 3 e i 6 anni seguono attività educative e laboratori di vario genere di manipolazione, pittura, lettura, musica, creatività e riciclo. A seguirli è la maestra Antonella Bartoli. Maestra, da quando tempo lavora al Meyer?

"Ho iniziato 4 anni fa durante il Covid a supporto della primaria. Fin da allora, insieme alla dirigente dell’istituto Poliziano dove lavoro da 29 anni e di cui la scuola del Meyer fa parte, abbiamo cercato di attivare anche l’infanzia su insistenza delle colleghe. Dopo 4 anni di progetti presentati, finalmente il Ministero ha dato il via libera. Per quest’anno sarà in forma sperimentale, ma dal prossimo contiamo diventi stabile con codice meccanografico".

La sua è una scelta particolare: ha a che fare con studenti con bisogni particolari, fragilità e che cambiano spesso, tra nuovi ricoveri e dimissioni

"Dare benessere ai bambini è il senso del mio lavoro e della mia vita. La didattica nel periodo 0-6 anni è fondamentale dal punto di vista dell’alfabetizzazione emotiva e sviluppo cognitivo da punto di vista relazionale, sociale, di regole che diventano pietre miliari per tutta la vita. Poterla garantire anche nel periodo di degenza e durante la malattia è fondamentale".

Si deve confrontare però con la malattia, con le cure, con momenti difficili…

"Nell’arco della mia vita ho avuto spesso a che fare con bambini con fragilità. Hanno bisogno di un’accoglienza particolare, oltre che al diritto di sviluppare tutte le loro competenze. Faccio il lavoro più bello del mondo: cresco con loro, osservando il mondo dalla loro innocenza e purezza che mi permettono di vedere la semplicità nella complessità. Per me è ricchezza e ricevo più di quanto dò".

Lavora a stretto contatto con le scuole di provenienza?

"Sì, considerato che questi bambini arrivano da tutta Italia e anche dall’estero. È un’accoglienza anche per i loro genitori a cui cerchiamo di dare un sostegno, di coinvolgerli in canzoni e giochi che poi porteranno nel loro bagaglio di vita familiare". Quanti iscritti avete al momento?

"Una trentina, scelti in base alle indicazioni di medici, psicologi e scuole di provenienza. L’attività è individuale o in piccolissimi gruppi e può svolgersi, a seconda delle esigenze dei bambini, sia nella stanza dove i piccoli sono ricoverati, sia negli ambienti della scuola in ospedale, sia in ludoteca o all’interno dell’ABF Educational center dove si tengono anche i laboratori di arte e musica. Un progetto speciale che viene incontro ai loro bisogni e diritti. Una ricchezza per loro, una ricchezza per noi".

Manuela Plastina