REDAZIONE FIRENZE

Al Poggetto il ’Patto della Flog’: "Gkn, avanti tutta col consorzio". Il sì dei metalmeccanici al Giani-bis

La frecciata del segretario generale Daniele Calosi ai politici da selfie: "Non siamo mica allo zoo"

di Francesco Ingardia

Sulla collina del Poggetto, alla Festa della Fiom, il segretario generale Daniele Calosi e il governatore Eugenio Giani siglano con una stretta di mano, il Patto della Flog, dopo aver giocato una partita di tennis virtuale da due ore con palline che scottano: lo stato dell’arte dell’industria toscana, dal siderurgico alla moda, immerso in un quadro geopolitico composito e incerto. Chiaro, il dibattito è lavoro-centrico, ma è l’ultima battuta al veleno sulle regionali d’ottobre ad agitare lo zoccolo duro del sindacato nelle relazioni col Pd. "Siamo attenti osservatori e antipoliticisti – dice Calosi –, ma da un lato vedo il possibile candidato del centrodestra (Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia in quota FdI, ndr) che i compagni hanno invitato alla Festa della Fiom. E poi c’è un presidente uscente, Eugenio, che va valutato per l’azione della sua giunta. Da sindacalista dico che su tutti i tavoli di crisi c’è stato, non capisco perché il suo partito stia cercando altri candidati, lo dico col cuore in mano". Giani, incassa sornione il doppio endorsement, della Cgil prima e Fiom poi. Ma quando inizia la campagna elettorale del presidente? "Io sono sempre in campagna elettorale e di fatto l’ho già cominciata con la consapevolezza che si vota tra poco più di 100 giorni" ammette Giani, ridendo.

Calosi scocca subito dopo una serie di dardi infuocati mirando la segreteria regionale dem. Da cui sarebbe, è bene ricordarlo, in tempi non sospetti dovuto spuntare fuori il nome di uno schleiniano alternativo a Giani. "Mi ricordo qualche politico importante di oggi farsi solo i selfie alle nostre manifestazioni come allo zoo", la cannonata del segretario dei metalmeccanici. Amareggiato per la mancata partecipazione di amministratori comunali e dirigenti di partito tutt’altro che comprimari alle braccia incrociate della Fiom a Firenze per lo sciopero del 20 giugno scorso. Gli stessi che Calosi ha visto "farsi altri selfie al Pride di Prato e Pistoia".

Quasi come se ci fosse un cambio di paradigma valoriale nel Pd a stare stretto al segretario generale Fiom-Cgil: "La politica deve riallacciarsi ai sentimenti delle persone, e la sinistra deve battersi per i diritti sociali oltre che civili". I primi, a queste latitudini equivalgono a dossier incompiuti: Beko, ex Gkn, il secondo polo siderurgico d’Italia a Piombino. La Fiom piccona sull’elemento occupazionale, stimando una contrazione di 10mila posti di lavoro, come se dall’oggi al domani fosse scomparso il Comune di Poggio a Caiano. Solo il settore della moda riguarda 110mila lavoratori "Pitti è andato bene, speriamo in una risalita" dice Giani. "Occorre un tavolo permanente sull’industria toscana, c’è un sistema in crisi che però non tocca i profitti delle imprese che non vengono reinvestiti a dovere", l’appello di Calosi. Giani gioca di sponda, allineandosi alla "mancanza di una politica industriale nazionale" rimarcata dal sindacato dei metalmeccanici e ricordando ai presenti i "50 tavoli di crisi chiusi positivamente in 5 anni", il memorandum in 5 punti della Regione (93 milioni di finanziamenti diretti per le pmi, formazione, marketing, accesso al credito e tariffari agevolati). Ma soprattutto "il miliardo di contributi alle imprese in 7 anni", di cui la metà arrivano dal Fse del settennato europeo 2021-27.

A forgiare però il ’Patto della Flog’ tra Calosi e Giani è stata la volontà (politica) di andare a braccetto quando si parla del rilancio del polo siderurgico di Piombino, di Gkn e della piena operatività della legge regionale sui consorzi. La Fiom spinge per la tutela della vocazione millenaria del sito tramite la chiusura dell’accordo tra Jsw e Metinvest-Danieli pur di togliere dalla cassa integrazioni 1400 lavoratori, ma con condizionalità. A partire dalla formazione dei nuovi metalmeccanici ma anche a quei lavoratori fermi dal 2014, come l’altoforno, che sperano nel reintegro di qui al 2028 secondo i crisi dell’accordo di programma. E perché no, "con lo sfruttamento della lunga banchina per alimentare gli impianti dell’acciaieria" con l’approdo del Rigassificatore in Liguria. Come "Piombino non può diventare Spiaggino - rivendica Calosi -, anche a Campi si è fatta e si deve continuare a fare industria, non possiamo permetterci l’ennesimo centro commerciale". La Fiom intravede quindi per l’ex Gkn un progetto di rilancio in tempi in cui, dopo il via libera allo sgombero, la vertenza è più materia di tribunali? "Auspico che ci siano i presupposti per la reindustrializzazione dell’area e la legge regionale sui consorzi va in questa direzione – afferma Calosi –. Il punto è che non viene chiamato in causa chi ha costruito. Oggi qualcuno vorrebbe buttarla sull’ordine pubblico, ma non possiamo permettercelo. Di fronte a una situazione drammatica, non si può rispondere con la forza ma con la capacità di costruire. Il tribunale è in grado di rispondere a quei lavoratori con Naspi decurtata e versamenti contributivi che l’azienda non ha fatto dopo aver messo a garanzia uno stabilimento venduto senza sapere a chi?".