LISA CIARDI
Cronaca

Firenze, Comune e Regione insieme: "L’acqua torni pubblica"

Dopo il caso-Lanzalone parte la guerra per togliere ad Acea il controllo dell’aziendatoscana

Rubinetto

Firenze, 23 giugno 2018  - Il primo a gettare il sasso nello stagno è stato il sindaco di Firenze, Dario Nardella, suggerendo di passare a una gestione tutta pubblica del servizio idrico. Ma le acque erano agitate già da alcune settimane. Da quando si era svolta, a Firenze, un’accesa conferenza territoriale dell’Ait (Autorità idrica toscana) che aveva toccato anche il futuro di Publiacqua Spa, la società che gestisce acquedotti e fogne in 46 Comuni nelle province di Firenze, Prato e Pistoia. Perché in arrivo, nel 2021, c’è la scadenza della concessione, ovvero il momento in cui si dovrà decidere se proseguire nell’attuale situazione (Publiacqua è una società mista pubblico-privata, a maggioranza pubblica) o se cambiare assetto e, in entrambi i casi, con quali soci.

Una decisione che muove interessi enormi. In questo quadro già delicato si è inserita poi la vicenda di Luca Lanzalone, il presidente di Acea che si è dimesso dopo l’arresto nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma. Cosa c’entra Roma con Firenze? Molto. Perché i privati (Acque Blu Fiorentine) che detengono il 40% di quote di Publiacqua, hanno come socio di maggioranza (al 75%) proprio Acea. Insomma scoppiato l’affaire Lanzalone l’idea di proseguire senza cambiamenti, che già vacillava, si è ancor più indebolita. E a darle il colpo di grazia è intervenuto il sindaco di Firenze. «I toscani possono gestire il servizio idrico in autonomia – ha detto Dario Nardella – e gli utili delle aziende dovrebbero restare in Toscana. Magari con una società partecipata solo dai Comuni, tramite un’azienda in house».

Dopo Nardella, il presidente della Regione, Enrico Rossi, va addirittura oltre, lanciando l’idea che da Firenze parta un risiko che porti a una gestione completamente pubblica (e unitaria) del servizio idrico toscano. D’altronde c’è un passaggio tecnico che facilita questo «contagio». Le attuali norme prevedono che quando in un «Ambito» (la Toscana) scade una concessione che pesa per più del 25% (ed è il caso di Publiacqua) deve essere fatta una gara o un affidamento che valga per tutto l’ambito. A quel punto, chi vince subentra a tutti i gestori alla scadenza delle concessioni (sette in tutto, dal 2021 al 2034).

Decisione presa dunque? Non proprio, perché per arrivare alla gestione pubblica possono esserci più strade. Una, quella che piace a Firenze, prevede un ruolo diretto dei Comuni che però oggi potrebbe essere troppo impegnativo e che quindi si realizzerebbe dopo una proroga della situazione attuale (Acea inclusa).

L’altra, che sembra essere gradita a Prato, potrebbe passare dal potenziamento del ruolo di Consiag, che oggi ha il 24,94% delle quote di Publiacqua. Ma questo significherebbe «indebolire» Firenze. Contro la proroga si schiera intanto il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, ma non solo. «Condividiamo il superamento delle gestioni miste pubblico-private – scrive Federconsumatori – e l’idea di un soggetto pubblico, ma non la proroga della concessione. Se così fosse, in realtà, si farebbe finta di scegliere, ma si rinvierebbe tutto al 2031, mantenendo una situazione che incide pesantemente sugli aumenti tariffari».