
Don Carlo Maurizi priore dell’Abbazia davanti a una Deposizione
Scandicci (Firenze), 30 novembre 2017 - Belle e piene di grazia. I lineamenti diversi, dettati dalla differente origine geografica. Nordica, guance rosa e capelli d’oro, la giovane del primo e più antico busto reliquiario (1345 circa), realizzato in legno e impreziosito con foglie d’oro e gemme semi preziose. Medirettanea e dai tratti decisamente più “nostrani” la fanciulla ritratta nel secondo busto, in cartapesta e cuoio, materiali malleabili sul modello del tedesco, creato forse per fare pendant con il gemello. Entrambi sono cavi, la calotta cranica si solleva per consentire la deposizione di una reliquia; in questo caso Sant’Orsola, in quanto i pregevoli busti reliquiari del XIV secolo fanno parte del culto detto delle “Undicimila vergini” che ebbe origine a Colonia nel IX secolo.
Esposte in due mostre, nel 1933 e nel 1956, quando vennero erroneamente attribuite al XV secolo, queste due meraviglie fanno parte del patrimonio di arte e cultura custodito nell’Abbazia di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo, Scandicci. L’Abbazia "che creò Firenze" – per dirla con le parole di Antonio Paolucci, ex direttore dei Musei Vaticani, già ministro per i Beni culturali – sabato 2 dicembre ospiterà un convegno organizzato dal Rotary club Scandicci, dal titolo “Volontariato e istituzioni: insieme per valorizzare i beni culturali”.
"Una mattinata di riflessione sul valore del rapporto e della collaborazione tra istituzioni e volontariato" spiega Paolo Tiezzi Maestri, assessore a Torrita di Siena e presidente dell’Istituto per la valorizzazione delle abbazie della Toscana, organizzatore e relatore all’evento che vedrà la partecipazione, fra gli altri, del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, del sindaco di Scandicci Sandro Fallani e di monsignor Casetta, abate generale della congregazione benedettino vallombrosana.
"La mattinata di studi sarà anche l’occasione per portare l’attenzione su questo luogo, smembrato nel XVIII secolo e penalizzato dall’urbanizzazione selvaggia degli ultimi 30 anni", sottolinea l’avvocato Tiezzi Maestri.
"Per descriverne l’importanza in tutti i settori del sapere dell’Abbazia di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo, non basterebbe un ciclo di studi universitari – si stringe nelle spalle don Carlo Maurizi, priore dell’abbazia e presidente della fondazione Opera della Badia di Settimo – Questo glorioso monastero fortificato fu ed è un luogo fondamentale per lo spirito, per le radici stesse della nostra civiltà, essenziale per capire chi siamo e chi potremmo essere. Presidio di altissima luce, venne diviso in due dai tempi del sacco napoleonico dei beni del clero".
La parte pubblica, quella parrocchiale, è stata restaurata ed è visitabile su prenotazione (055/7310537).
Quella privata, più grande come superficie, è in attesa da tanto, troppo tempo di essere restituita alla collettività: «Dopo vane promesse e ipotesi finite in un nulla di fatto, il progetto di utilizzare l’antico monastero come foresteria per i magistrati in tirocinio nella vicina Scuola di Castelpulci, sempre a Scandicci, passando quindi al ministero di Grazia e giustizia, è l’unico rimasto in ponte – conclude don Carlo – Non si può dire sia ancora concreto, dato che nel sopralluogo tra Comune e Scuola di magistratura nella parte privata, emersero diverse perplessità. Resta il fatto che questa porzione di abbazia versa in stato di abbandono, creando grossi problemi anche a quanto è stato ristrutturato con immensi sforzi».
Impossibile elencare la quantità di opere custodite in questo scrigno, per niente facile da trovare: i luminosi affreschi di Giovanni da San Giovanni (1629 ca.) nella cappella maggiore, l’intensa tavola del Botticini nella sagrestia della chiesa abbaziale di Settimo, accanto ad altre due magnifiche “Deposizioni”, opera del Ghirlandaio. Ma è la storia stessa del monastero che si identifica con la concezione di vita monastica, a fare dell’Abbazia di Badia a Settimo un tesoro di rilievo europeo da salvaguardare.