REDAZIONE EMPOLI

Pd, il segretario Mazzantini lascia. C’è l’annuncio alla Federazione. Toto-nomi e cambio in primavera

Dopo un’esperienza lunga otto anni, ora l’addio alla carica che non sarebbe legato a ragioni politiche

Il segretario Jacopo Mazzantini

Il segretario Jacopo Mazzantini

di Bruno Berti

La politica locale non dovrà fare i conti solo con il giudizio universale, per così dire, delle elezioni regionali, ma anche con un assestamento al vertice del maggiore partito a livello di zona. Una volta definita la questione regionali, il Pd dovrebbe cambiare, anche se non subito, il titolare della poltrona più alta di via Fabiani. Jacopo Mazzantini, segretario della federazione, ha infatti annunciato al gruppo dirigente di non essere disponibile per un nuovo mandato. Quando ha comunicato le sue intenzioni, sembrava che il congresso si potesse tenere nei tempi normali, quindi autunno, ma le lungaggini (o dibattito politico, se preferite) sulla ricandidatura di Eugenio Giani per la poltrona più alta hanno poi portato a decidere di votare in ottobre, facendo slittare il congresso di federazione all’inverno, o più realisticamente alla primavera.

Mazzantini è un dirigente responsabile e non farà certo mancare la sua presenza alla guida della federazione fino a quando si terrà il congresso. Tanto più che la motivazione della rinuncia alla poltrona più alta di via Fabiani non fa riferimento a problemi politici, quanto alla voglia di lasciare campo libero ad altre forze.

Mazzantini guida la federazione da otto anni, sostituendo, da segretario del partito di Empoli, il suo predecessore Enrico Sostegni, che era stato eletto in consiglio regionale nel 2015 (sta terminando la sua seconda legislatura, ndr), ma aveva lasciato l’incarico in federazione dopo i primi due anni nel palazzo regionale: dunque nel 2017. Al suo attivo Mazzantini ha risultati elettorali importanti anche in un periodo in cui la politica è stata irta di problemi, pure interni, con la proverbiale morìa di segretari nazionali del partito. Tra questi, poi, c’è anche, sia pure nel solco nazionale dell’effetto Schlein (a cui il popolo delle primarie ha dato un buon contributo, ndr), l’aumento degli iscritti al partito. Si può quindi affermare che, magari sottotraccia per ora, siano già iniziate le manovre per individuare il sostituto di Mazzantini.

La questione è politica: solo dopo arriverà il capitolo dei nomi. Un partito che ha visto, come dicevamo, la vittoria di Schlein anche dalle nostre parti, non può fare a meno di avere un segretario espressione della maggioranza. Sembra un’ovvietà, ma in casa Pd questa sensibilità non è stata molto seguita, talvolta facendo assumere al dirigente politico, e non è il caso di Mazzantini, un ruolo abbastanza notarile. Non sono mancati, infatti, segretari comunali che hanno svolto più la funzione degli arbitri che non quella dei dirigenti politici con una precisa connotazione. E forse era anche un modo per tener buona l’ex minoranza (prima di Schlein da noi aveva vinto anche Zingaretti). Eppure un dirigente, se è tale, non può essere un innocuo passacarte.

Altrimenti, poi, non ci si deve stupire se gli unici realmente conosciuti tra la gente sono gli amministratori, soprattutto i sindaci. Ora si è aperta una possibilità, per chi ha vinto il congresso nazionale, di poter esprimere un dirigente in grado di prendere le redini della federazione di via Fabiani. Sapendo che in politica nessuno regala niente e che ci vorrà un forte impegno per portare a casa il risultato.