
Il crollo in pochi secondi: Marcignana si è liberata del gigante di cemento. Operazione da 70mila euro, usati un chilo di esplosivo e microcariche .
di Ylenia CecchettiEMPOLIUltimo controllo degli agenti della municipale intorno alle 15.30: le strade sono semi deserte, le tapparelle abbassate, le persiane chiuse per attutire il colpo dell’onda d’urto. Nell’aria, la tensione sottile che precede certi momenti ’epocali’. A Marcignana si trattiene il fiato. Poi, il suono del corno. Tre volte, come da prassi. Un richiamo insolito e amico dell’ambiente, "così non si consumano batterie", confermano con orgoglio i tecnici, e che dà una solennità quasi cerimoniale all’operazione. E infatti, qualche istante dopo, poco prima delle 16, cala il silenzio sulla frazione.
Il gigante si adagia sul fianco sinistro. La terra che trema sotto ai piedi, un’esplosione senza boato. Solo una nuvola di polvere: dopo 67 anni, quel mostro di cemento è caduto. La torre idrica di Marcignana, alta 28 metri, costruita nel 1957 e da tempo dismessa, è venuta giù ieri pomeriggio con un intervento chirurgico.
"Un’operazione che dura cinque secondi, ma richiede due giorni di preparazione – spiega Nicola Mastroianni, titolare della ditta Scaviter di Vinci, che ha curato l’intervento con il supporto degli specialisti di Esplodem di Modena –. Abbiamo usato un chilo di esplosivo, microcariche piazzate nei punti strategici. La tecnica scelta è quella del semi-ribaltamento, adatta a questo tipo di struttura". Otto i tecnici impegnati sul cantiere. La torre è caduta nel punto previsto, all’interno di un’area di mille metri quadri, sigillata e interdetta al pubblico. Nei prossimi giorni l’escavatore rimuoverà le macerie e il terreno – espropriato temporaneamente – tornerà come nuovo per essere riconsegnato ai proprietari. A premere il pulsante che ha innescato la carica è stato il sindaco Alessio Mantellassi, affiancato dalla dirigente ai Lavori pubblici Roberta Scardigli e dall’assessore Simone Falorni.
"Tutto è andato come previsto — ha dichiarato Mantellassi —. Un’operazione gestita con precisione assoluta, che restituisce vivibilità a questo angolo della frazione. La torre di 88 metri cubi di cemento armato, era inutilizzata da anni, un elemento di degrado e potenziale pericolo. Il nostro impegno per abbatterla ha comportato uno stanziamento complessivo di 140mila euro, 70mila per ciascuna delle due torri demolite, qui e ad Avane lo scorso anno. Mi preme di ringraziare chi ha lavorato per tutto questo".
L’evacuazione ha coinvolto 43 persone, comprese famiglie con animali domestici, che hanno lasciato le loro abitazioni. Per il trasporto dei più fragili (tre residenti) è intervenuta la Misericordia di Empoli. Al circolo Arci di Marcignana è stato allestito un punto di accoglienza temporanea, dove trovare riparo dalla calura. Alle 10 del mattino l’area è stata chiusa al traffico e ai pedoni. Il perimetro di sicurezza, nel raggio di 50 metri, è stato sorvegliato dalla polizia, dalla municipale e dai vigili dei fuoco. A debita distanza e in tutta sicurezza, anche i residenti hanno assistito allo ’show’, a quella che verrà ricordata come una giornata storica per la frazione empolese. Chi con sollievo, chi con un pizzico di nostalgia.
"L’ho vista costruire, questa torre – mormora Remo Salvadori –. Era una di famiglia. Ho sempre abitato qui, volevo esserci oggi. È come salutare un amico. Ora c’è un vuoto, e un po’ me ne dispiace". "Sono 45 anni che vivo qui – commenta un’altra residente – . La torre l’ho sempre vista. Era utile un tempo, adesso era solo un impiccio. Era ora che la togliessero". Subito dopo l’abbattimento, le macerie sono state bagnate per evitare il sollevamento delle polveri. Poco dopo le 17, l’area è stata riaperta e i residenti hanno potuto fare ritorno nelle loro case. A coordinare l’intervento, da Modena è arrivato Giangregorio Erminio, esplosivista specializzato con 50 anni di carriera alle spalle, soprannominato dai colleghi “il terrorista“. "Ho lavorato all’estero e in tutta Italia e ogni demolizione la ricordo come fosse ieri — racconta —. Dall’acciaieria di Trieste a un palazzo di 25 piani in Mozambico, fino allo sbancamento di 250mila metri cubi di roccia in Indonesia. Questa è stata una demolizione di routine, ma c’è sempre tensione prima del via. È un po’ come conquistare una donna, ed è sempre la prima volta: non devi mai andarci troppo sicuro. Servono testa, cuore, e soprattutto piedi di piombo".