Firenze, Amato: "E' il cambiamento climatico, non la guerra, a produrre il grande caos"

Al Festival dell'economia civile il presidente della corte Costituzionale lancia l'allarme: "La guerra ad un certo punto finirà, ma non il resto"

Firenze, 16 settembre 2022 – Ha preso il via a Firenze la quarta edizione del Festival nazionale dell'economia civile, intitolata "In buona compagnia. Per cercare, ricostruire, fare pace". Nato da un'idea di Federcasse, l'associazione nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen, che lo promuove insieme a Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt, Nuova economia per tutti, e Sec, Scuola di economia civile e con il contributo di Fondosviluppo, il Festival Nazionale dell'Economia Civile si è ormai accreditato come un evento di particolare interesse su temi che pongono al centro l'uomo, il suo valore come individuo, il bene comune.

L'obiettivo è valorizzare le relazioni che nascono e si costruiscono solo all'interno di comunità di senso e - per farlo - è necessario evidenziare maggiormente le esperienze concrete e i 'volti' di chi già vive e sperimenta, sui territori ed in tanti ambiti produttivi, l'economia civile nel quotidiano. Bisogna pensare al futuro costruendo il presente, rimettendo al centro del dibattito pubblico la persona e l'ambiente. E di ambiente e sussidiarietà si è parlato stamani al Rettaorato dell'Università di Firenze, in piazza San Marco, dove la direttrice dei quotidiani de La Nazione, Il Giorno, il Resto del Carlino e Quotidiano Nazionale, Agnese Pini, ha intervistato il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Il quale, più dello tsunami economico, è preoccupato “del grande caos con il quale dovremo fare i conti nei prossimi anni, che sarà più quello dello scombussolamento prodotto dal cambiamento climatico che non da questa sciagurata guerra che oggi è il fatto dominante nella nostra vita".

"Questa ossessione per le bollette moltiplicatesi in queste settimane discende non dal cambiamento delle fonti energetiche imposto dal cambiamento climatico, ma dal fatto che la Russia si è messa in guerra - ha aggiunto Amato - e ha determinato questo sconquasso a proposito di un prodotto su cui ha quasi il monopolio". "Questa guerra dovrà finire a un certo punto e i suoi effetti verranno meno ma non verrà meno il resto. Ed è quello che più ha bisogno dell'impresa che si guarda intorno e che non guarda soltanto al profitto per i suoi azionisti". Fatti come quelli accaduti nelle Marche non sono dunque da sottovalutare, né tantomeno, spiega Amato, l'attrazione che Greta ha esercitato sui giovani, i quali attendono dalla politica che si faccia qualcosa per loro e non solo per la popolazione più anziana.

A proposito di quello che sta accadendo in Ucraina, rispondendo alla direttrice Pini, Amato ha sottolineato che "in questo momento siamo al sesto mese di una guerra chiamata 'operazione speciale', che ha la finalità di liberare dai nazisti la popolazione ucraina. I russi non sono in condizione di sapere che 40mila dei loro figli ci sono morti e che questa operazione per liberare un popolo si è svolta stuprando ogni donna che si aveva la possibilità di ghermire costringendo i loro uomini o i figli ad assistere allo stupro e provvedendo poi a torture varie. Come si fa a sostenere davanti alla propria gente che questa è un'operazione di liberazione? I russi non lo sanno".