Blocco dei crediti, da gennaio a maggio 275 fallimenti in Toscana

Record a Firenze, con 95 imprenditori che hanno portato i libri in tribunale. L'aumento più consistente a Siena, con un aumento di oltre il 58% rispetto al 2021. Cgia Mestre: “Rischio boom in autunno e impennata nel 2023”

Un faldone con pratiche di fallimenti

Un faldone con pratiche di fallimenti

Firenze, 25 giugno 2022 – In Toscana, come in tutta Italia, il numero dei fallimenti è ancora in calo. Nella nostra regione la flessione è del 2,5 per cento nei primi cinque mesi 2022 rispetto allo stesso periodo 2021, con i fallimenti che sono passati da 282 a 275. Va però in controtendenza la provincia di Firenze, dove i fallimenti, tra gennaio e maggio 2022 sono stati 95, contro i 76 dei primi cinque mesi del 2021, con un incremento del 25 per cento. Aumentano anche di più a Siena (+58,3 per cento), ma con valori assoluti decisamente inferiori: dai 12 dei primi cinque mesi 2021 ai 19 dello stesso periodo 2022.

Siena è comunque l'ottava provincia in Italia per crescita dei fallimenti, seguita da Massa Carrara, con un +28,6 per cento, dove gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale sono stati 9 nel 2022 contro i 7 del 2021 (considerando sempre i primi cinque mesi dell'anno). Sono invece in territorio negativo tutte le altre province toscane.

Secondo l'ufficio studi della Cgia di Mestre, nel prossimo autunno si registrerà un vero e proprio boom di fallimenti, con impennata nel 2023, un po' in tutta Italia. Le ragioni? “Tra il deterioramento del quadro economico generale, ascrivibile al caro energia e carburante e all’impennata dell’inflazione, l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento e i mancati pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori, che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro, molte attività commerciali e produttive – spiega la Cgia di Mestre - rischiano di dover portare i libri in tribunale”.

"Con una specificità tutta italiana: per molte di queste imprese la chiusura definitiva non sarà causata dall’impossibilità di pagare i propri debiti, ma per crediti inesigibili, ovvero per insolvenze – conclude l'ufficio studi – in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra pubblica amministrazione”.