Export Toscana, raddoppia la domanda estera di prodotti farmaceutici

A crescere di più le esportazioni delle province di Siena (+33,2%), Massa-Carrara (+17%), Prato (+12%) e Livorno (+9%)

Firenze, 15 aprile 2024 – Poche produzioni di alta qualità, destinate al Nord America o all'Asia. E' stato questo, in due parole, l'export della Toscana nel 2023 secondo la fotografia di Irpet, che ha diffuso una nota congiunturale. Con un aumento del +5,4% delle esportazioni, la regione si colloca tra quelle che hanno superato la media nazionale, che si è fermata al +1,4% a prezzi correnti. Un risultato ottenuto grazie alla domanda estera di prodotti farmaceutici, macchinari per impieghi generali e, nel settore dei mezzi di trasporto, prodotti della nautica e della camperistica. Tuttavia, si sono registrate pesanti perdite in altri settori, come quelli legati all'industria della moda, alla carta e alla chimica. Per quanto riguarda i mercati di destinazione, rallenta la richiesta Ue, mentre molto positive sono state le performance ottenute sui mercati di destinazione più lontani, dal Nord-America alle economie asiatiche, su cui maggiormente hanno pesato i risultati dei settori più dinamici dell’export toscano nel 2023.

I prodotti toscani più esportati: farmaci, macchinari, mezzi di trasporto

Se il 2023 si è chiuso positivamente per l’export toscano molto è dovuto, si legge nella nota di Irpet, alla dinamica espansiva delle vendite dei prodotti farmaceutici (+40,9%), che sono raddoppiate tra il 2021 e il 2023 e addirittura triplicate prendendo a riferimento il 2019. Molto positiva anche la dinamica delle vendite estere di macchinari, trainata dalla performance di quelle per impieghi generali (+24,7%). In crescita, infine, anche le esportazioni di mezzi di trasporto, grazie all’exploit dei prodotti della nautica (+24,8%) e di quelli della camperistica senese (+35,6%), e nonostante la contrazione dell’export dei prodotti dell’industria ferrotranviaria (-28,9%) e dei mezzi di trasporto legati all’indotto Piaggio (-4,6%). A soffrire, invece, sono state le specializzazioni del comparto moda. Dalle calzature, ai filati, passando per i prodotti in pelle e la maglieria, la contrazione si è fatta via via più forte nel corso dell’anno. In flessione anche l’export di mobili e dei prodotti legati alla filiera del marmo. Una modesta espansione ha invece caratterizzato le vendite estere dei prodotti agricoli e di quelli dell’industria agroalimentare. Specialmente per questi ultimi, tuttavia, la dinamica a prezzi correnti sconta ancora la pressione inflazionistica esercitata sui costi intermedi nel corso dell’anno, specialmente per la componente legata all’olio.

I mercati di sbocco

All’interno dell’area euro sono cresciute le esportazioni verso Francia (+7,8%), Belgio (+56,3%) e Germania (+3,3%), mentre si sono ridotte quelle verso la Spagna (-3,5%). All’esterno di questa, ma sempre nell’ambito comunitario, sono aumentate le vendite estere verso la Polonia (+9,3%). Molto pronunciata fin dal primo trimestre, d’altronde, la flessione dell’export di prodotti verso i paesi europei non appartenenti alla Unione europea. In questo caso è apparsa decisiva la forte contrazione delle vendite estere verso la Svizzera (-41,7%), che rappresenta un hub di carattere logistico per l’export dei prodotti del lusso di una importante multinazionale della moda fiorentina.

"Molto positivi”, al contrario, gli andamenti delle vendite estere verso mercati di destinazione più lontani. Nel caso delle economie avanzate, molto pronunciati sono stati gli incrementi dell’export verso l’area Nafta – sostanzialmente gli Stati Uniti (+28,7%) – e le altre economie Oecd – Giappone (+13,6%) e Australia (+43,2%) su tutte. In forte crescita l’export verso Cina (+9,3%) e Hong Kong (+23%), da una parte, e Brasile (+36%) e India (+38,2%), dall’altra. È proseguita, invece, la forte flessione delle vendite verso il mercato russo (-46,3%).

In forte espansione, infine, anche l’export verso i paesi produttori di petrolio, con tassi di crescita a due cifre registrati in tutti i principali mercati: Emirati Arabi Uniti (+12%), Qatar (+39,1%) e Arabia Saudita (+35,1%).

L'andamento nelle province, bene Siena, Massa Carrara, Prato e Livorno

A crescere a ritmo più sostenuto sono state le province di Siena (+33,2%), Massa-Carrara (+17%), Prato (+12%) e Livorno (+9,%). Al di là degli eccellenti risultati ottenuti dalla metallurgia di base a Livorno (+18,7%) e dal meccano-tessile pratese (+46,3%), infatti, una forte spinta alle esportazioni di queste due province è venuta da produzioni, per la maggior parte non locali, che ne hanno utilizzato le capacità di carattere logistico, come ad esempio la farmaceutica e la commercializzazione di veicoli aerospaziali nel pratese. Per quanto riguarda, invece, l’export di Massa-Carrara (+16%), questo è cresciuto grazie alla robusta dinamica che ha caratterizzato le vendite di macchinari, e nonostante la cattiva performance del settore lapideo. La crescita delle vendite estere della provincia di Siena (+33,2%), invece, è dovuta sostanzialmente ai risultati dei prodotti farmaceutici e a quelli dell’industria camperistica.

Più contenute le variazioni, in aumento o in diminuzione, delle altre province toscane. La sostanziale stabilità delle esportazioni della provincia di Firenze (+2,5%) è il risultato del bilanciamento tra le spinte positive dovute alla farmaceutica e alla meccanica, da un lato, e quelle di segno opposto del comparto moda, dall’altro. Anche la dinamica delle esportazioni della provincia di Lucca (-5,7%) è stata determinata dalle alterne vicende delle produzioni locali: forte la crescita dell’export dell’industria nautica, in arretramento, invece, quello di prodotti dell’industria cartaria e di macchinari

La crescita delle vendite estere di Arezzo (+5,1%) si deve invece alla triplice azione dei gioielli, della meccanica e della pelletteria, mentre in contrazione sono risultate le esportazioni di prodotti chimici. La lieve contrazione dell’export della provincia di Pisa (-3,7%) è principalmente dovuta al calo delle vendite di mezzi di trasporto e, soprattutto, alla pronunciata flessione delle esportazioni del distretto conciario. Ha tenuto, invece, l’export di macchinari.

In flessione anche le vendite estere di Pistoia (-2,5%) e Grosseto (-3,1%). Per quanto riguarda l’andamento di Pistoia, alla tenuta dei prodotti agricoli e alla crescita di quelli dell’industria alimentare hanno fatto da contraltare le perdite registrate sul fronte dei mezzi di trasporto e dei filati e tessuti. A Grosseto, la diffusa buona performance che ha caratterizzato la gran parte delle specializzazioni – su tutte, l’industria alimentare (+25,6%) – è stata sostanzialmente vanificata dalla forte contrazione dell’export dei prodotti chimici di base (-59,8%).