Partite Iva, via al concordato preventivo biennale. Cos'è e come funziona

Entro il 15 giugno 2024 pronta la piattaforma per inserire i dati

Agenzia delle Entrate

Agenzia delle Entrate

Firenze, 27 febbraio 2024 – Un patto fiscale che consente di concordare preventivamente con l'Agenzia delle entrate le imposte dovute. E' questo, in sintesi, il concordato preventivo biennale al quale potranno accedere le partita Iva – ne sono interessate circa quattro milioni in Italia – per i periodi di imposta 2024 e 2025. Sarà l'Agenzia delle Entrate, sulla base dei dati in possesso, a fare la proposta al contribuente, che potrà quindi accettarla o meno. Il nostro esperto, il commercialista Claudio Miceli, spiega chi può accedere a questa misura prevista in attuazione della riforma fiscale e come funziona.

Chi può accedere al concordato preventivo

Possono accedere al concordato preventivo biennale i soggetti che applicano gli Isa, cioè gli indici sintetici di affidabilità fiscale, e i contribuenti in regime forfetario, con alcune esclusioni. Sono infatti esclusi i contribuenti che:

  • pur essendone obbligati, non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta 2021, 2022 e 2023;
  • sono stati condannati per reati tributari commessi nei periodi di imposta 2021, 2022 e 2023;
  • con riferimento al periodo d’imposta 2023, presentano debiti tributari di importo complessivamente pari o superiore a 5mila euro. I debiti inclusi in sospensione o rateazione non rientrano nel limite.

Sono infine esclusi i contribuenti in regime forfetario che hanno iniziato l’attività nel 2023 e che quindi non riceveranno la proposta di concordato.

Come funziona

Entro il 15 giugno 2024 l'Agenzia delle Entrate metterà a disposizione una piattaforma informatica per l'invio da parte del contribuente dei dati utili al fisco per formulare la proposta di concordato. I titolari di partita Iva avranno poi tempo fino al 15 ottobre 2024 per accettare il 'patto' fiscale. Il primo anno di applicazione del concordato sarà il 2024 e, nel caso di adesione, il ricalcolo dell’acconto delle imposte sarà soggetto a rideterminazione sulla seconda rata in scadenza, rimanendo inalterato invece quanto dovuto per il primo acconto delle imposte, in scadenza per il mese di giugno-luglio 2024. L'Iva è espressamente esclusa dal concordato preventivo e dovrà quindi essere gestita e versata secondo le consuete modalità.

L’accettazione della proposta comporterà per il contribuente il fatto di dover assoggettare ad Irpef ed eventualmente ad Irap i redditi pre-concordati. Gli eventuali maggiori o minori redditi effettivi percepiti dal contribuente rispetto a quelli concordati con l’amministrazione finanziaria non rilevano ai fini fiscali. Un eventuale rifiuto della proposta dell’Agenzia potrebbe collocare il contribuente nelle liste dei soggetti su cui dovranno concentrarsi gli accertamenti, che prevede l’intensificarsi dell’attività di controllo “nei confronti dei soggetti che non aderiscono al concordato preventivo biennale o ne decadono”.

Casi di decadenza del concordato

Il ministero dell'Economia e delle Finanze, tramite apposito decreto, definirà i casi in cui, diventando svantaggioso per il contribuente, il concordato preventivo decadrà e il titolare di partita Iva potrà quindi versare quanto dovuto sulla base dei redditi incassati. In particolare, ciò avverrà “in presenza di circostanze eccezionali che determinano minori redditi effettivi o minori valori della produzione netta effettivi eccedenti il 50% rispetto a quello concordato”. In merito alle cause di cessazione del concordato, sono previste due ipotesi: la cessazione di attività e la modifica dell'attività svolta nel corso del biennio rispetto a quella esercitata nel periodo d’imposta antecedente al biennio stesso (a meno che tali attività rientrino in gruppi di settore ai quali si rendono applicabili gli stessi coefficienti di redditività previsti per la determinazione del reddito dei contribuenti forfetari).

Il concordato biennale è conveniente?

Secondo il commercialista Miceli, «non è possibile rispondere a questa domanda, in quanto sarà il fisco che manderà la proposta, in base ai dati che ha del contribuente». Quindi ogni contribuente riceverà una proposta 'a sua misura' e sarà questa a dover essere valutata, caso per caso.