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Firenze, 11 febbraio 2023 – Il 2022 non è stato l'anno della ripresa per le attività del commercio al dettaglio. Sono stati dodici mesi difficili, caratterizzati da tante chiusure. In Toscana, dove ci sono 12,4 imprese del commercio al dettaglio ogni mille abitanti, il saldo tra aperture e chiusure è stato negativo, a – 1.479, in controtendenza rispetto al dato complessivo delle imprese. E' quanto emerge dall'elaborazione di Confesercenti sui dati delle Camere di commercio. L'associazione di categoria segnala anche l'Umbria, che, dopo Sardegna e Piemonte, è la terza regione per calo di nuove aperture di negozi, con il -27,3%. Anche in questa regione il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è negativo, pari a -293 attività del commercio. In generale, a livello nazionale, ogni ora sono spariti due negozi e mentre il numero di chiusure è in linea con quello rilevato negli anni pre-pandemia, il dato delle aperture del 2022 è il più basso degli ultimi dieci anni, inferiore del -47,9% non solo al valore del 2012 - quando, nonostante la crisi, avevano aperto oltre 43mila attività del commercio - ma anche rispetto al 2020, anno del Covid e del lockdown, che comunque aveva registrato l'arrivo sul mercato di oltre 25mila imprese del commercio. Nel 2019, le aperture erano state 29mila.
La desertificazione delle attività commerciali colpisce tutto il territorio nazionale, anche se a registrare i saldi peggiori sono le regioni con un tessuto commerciale più sviluppato, tra cui anche la Toscana. “Aprire un’impresa è sempre più difficile. Non è più possibile improvvisarsi imprenditori, occorre formazione, conoscenza del settore, occorrono investimenti. Per questo – commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana – il mondo del terziario, dal commercio tradizionale al food, sta attraversando una fase di stallo”. “Nella nostra regione – prosegue Gronchi – il rallentamento sulle nuove aperture dei negozi è evidente non tanto nelle città d'arte, ma soprattutto nei comuni più piccoli, nelle periferie e nelle città distanti dai luoghi di aggregazione. In Toscana – anche grazie al turismo e all'export – la situazione è migliore di altre regioni. Certo è – sottolinea Gronchi – che se si vogliono far nascere nuove imprese nel commercio, vanno incentivate e supportate le aperture”. “Inoltre, c'è un tema legato al costo dei denaro, che è sempre più alto, tra inflazione e rialzo dei tassi da parte della Bce. Questo ci pone di fronte un grande rischio, quello di ritrovarci anche nella nostra regione ad un rallentamento degli investimenti. Sta infatti diventando sempre più difficile e costoso – conclude il presidente di Confesercenti Toscana - ricorrere al credito per aprire un nuovo negozio o per ristrutturarne uno esistente”.