Case green, edifici in classe E entro il 2030. Cosa prevede la direttiva Ue

In Toscana quasi il 68% degli edifici è da efficientare. Quanto costano gli interventi

Via libera del Parlamento europeo alla direttiva sulle case green

Via libera del Parlamento europeo alla direttiva sulle case green

Firenze, 16 marzo 2023 – Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle case green, che prevede che gli edifici residenziali esistenti siano in classe energetica E entro il 2030 e in D entro il 2033. Già dal 2028 quelli nuovi, invece, dovranno essere a emissioni zero. Il testo specifica anche alcune scadenze per gli edifici pubblici e per quelli non residenziali. Per esempio, su queste due tipologie di edifici, se di nuova costruzione, già dal recepimento della direttiva dovranno prevedere obbligatoriamente impianti solari, mentre su quelli già esistenti l'obbligo scatterà dal 31 dicembre 2026. Dal 2027, inoltre, gli edifici non residenziali o pubblici dovranno raggiungere la classe E, la D dal 2030. Esistono alcune deroghe sugli obiettivi di efficientamento, che interessano per esempio gli edifici di pregio storico o architettonico, i luoghi di culto, le seconde case utilizzate per meno di quattro messi l'anno, gli immobili autonomi inferiori ai 50 metri quadrati di superficie.

Edifici residenziali, cosa succede ora: la situazione in Toscana

Entro il 1 gennaio 2030 gli edifici residenziali devono ottenere almeno la classe energetica E, almeno la D entro il 2033, passando quindi da un consumo di 91-120 chilowattora a 71-90 per metro quadrato, fino poi a raggiungere le zero emissioni entro il 2050. Secondo i dati diffusi dall'Ordine degli ingegneri di Firenze, in Toscana quasi il 68 per cento degli edifici è da efficientare per raggiungere l'obiettivo del 2030, mentre per la scadenza 2033 la percentuale è più alta e sfiora l'80 per cento. Il parco immobili, infatti, anche nella nostra regione è particolarmente vecchio. Se poi si parla di condomini, costruiti per la maggior parte negli anni Sessanta-Settanta del Novecento, si stima che oltre due su tre – dal 75 all'85 per cento sul totale - non arrivino alla classe energetica E. L'obiettivo del passaggio alla classe E non sembra comunque insormontabile.

Gli interventi da fare

Come ha spiegato Stefano Corsi, presidente della commissione ambiente ed energia dell'Ordine degli ingegneri di Firenze, «per salire alla classe energetica E possono essere sufficienti anche interventi parziali. La direttiva non chiede di raggiungere la classe A, non chiede insomma l'impossibile. Anziché prevedere interventi importanti come quelli che sono stati fatti visto l'incentivo del Superbonus, ci sono tanti altri interventi che si possono fare, procedendo per gradi, per esempio iniziando con l'isolamento termico della facciata. Inoltre, si sale di classe energetica anche se si fanno interventi sul singolo appartamento. Per esempio ogni condomino può rifare l'impianto». In generale, tra gli interventi richiesti ci sono il cappotto, l’installazione dei pannelli solari, la sostituzione di infissi e di caldaie.

Il costo

Con il Superbonus i condomini hanno speso mediamente 600mila euro per ristrutturare ed efficientare l’edificio. Ma se per esempio c'è una facciata da rifare, se ne spendono 200mila e se si aggiungono altri 50mila euro si può fare anche il cappotto e ciò basta in molti casi a fare il salto di due classi. Se poi si fanno degli interventi, anche parziali, di efficientamento energetico, si comincia da subito a recuperare una parte della spesa: i consumi si riducono e la bolletta si fa più leggera. Si può ancora ricorrere, eventualmente, ai vari bonus edilizi per recuperare una parte delle spese sostenute.

I sostegni: stop dal 2024 ai bonus per le caldaie a gas

Chi finanzierà questi maggiori costi per le ristrutturazioni non è chiaro, il testo non lo dice. La direttiva europea delle case green mette invece fine ai bonus per l'installazione di caldaie individuali che usano combustibili fossili, quindi le caldaie a gas. Questo deve avvenire «al più tardi da gennaio 2024». Restano fuori dallo stop, però, i sistemi ibridi, ovvero pompe di calore e caldaie a consensazione e le caldaie che usano combustibili rinnovabili, come idrogeno e biometano.