
Il direttore Davide Menetti (a dx) con il presidente Paolo Raffini
Firenze, 4 maggio 2020 - Sostenere i territori, partendo dalle famiglie e delle imprese, è il motivo per cui sono nate le banche di credito cooperativo. E rimane ancora oggi al centro del loro impegno, soprattutto in una fase critica come quella che stiamo vivendo. Proprio su questa filosofia si sta muovendo il Banco Fiorentino, che conta 29 filiali fra le province di Firenze (fino praticamente al confine con l’Emilia Romagna), Pisa, e Prato, con 223 dipendenti, 13mila soci e 2,5 miliardi di euro di mezzi amministrati. Per fare il punto sulla situazione attuale e sulle prospettive future abbiamo sentito il direttore generale del Banco Fiorentino, Davide Menetti.
Direttore, partiamo dagli ultimi mesi: come si sono organizzate le vostre filiali?
«Siamo sempre rimasti aperti, visto che rientriamo fra i servizi essenziali e che eravamo quindi autorizzati a lavorare. Abbiamo però ridotto l’orario e fatto entrare le persone una alla volta. Le modalità di lavoro sono sempre state adeguate con grande attenzione ai decreti emanati dal Governo e ci siamo subito affidati alla collaborazione di un medico e di un esperto in sicurezza. Il personale che poteva lavorare da casa è stato messo in smartworking, ma nella maggior parte dei casi ci siamo organizzati su turni, diradando le presenze. In più, in diverse filiali, avevamo già installato alcune macchine self service che permettono di fare tutte le operazioni senza l’aiuto del personale, utilizzando la carta Bancomat e il monitor: un’innovazione che è risultata utilissima durante l’emergenza Coronavirus».
Quali sono state le principali richieste degli utenti?
«Prima di tutto sono arrivate moltissime domande di sospensione delle rate: ci siamo quindi dati da fare per mettere a disposizione rapidamente i moduli e per organizzare la riconsegna via Pec o via mail. Si parla di 2400-2500 richieste per oltre 200milioni di euro di debito residuo di mutuo fra privati e imprese. L’attivazione rapida della sospensione ha permesso di tranquillizzare molto gli utenti e devo dire che in tanti ci hanno ringraziato per l’efficienza dimostrata in questo momento difficile».
In che modo siete stati vicini ai territori?
«Oltre che con il nostro lavoro, abbiamo sostenuto vari progetti solidali. Il più importante è stato l’acquisto di tre ventilatori polmonari dal valore complessivo di 25 mila euro, donati agli ospedali di Borgo San Lorenzo, Empoli e Ponte a Niccheri. Poi abbiamo dato una mano a progetti più piccoli, come le mascherine distribuite ai bambini di Bagno a Ripoli o il gel fatto arrivare a varie Pro Loco».
Cosa prevede per i prossimi mesi?
«Siamo di fronte a uno scenario complesso e molto variegato. Le prospettive cambiano in base al tipo di azienda: a destare più preoccupazione è il settore turistico, insieme alla ristorazione e al mondo del divertimento. Il quadro è invece molto più positivo per il comparto produttivo, che credo potrà recuperare a breve, anche alla luce dell’ottimo andamento registrato all’inizio del 2020, prima che tutto venisse travolto dal Coronavirus».
Quali altre iniziative state preparando?
«Il tema centrale delle prossime settimane sarà la liquidità, in linea anche con il relativo decreto. Stiamo già raccogliendo le domande per chiedere la garanzia statale o quella Sace. Sono procedure che richiedono tempo e che dipendono solo in parte da noi, quindi nel frattempo stiamo organizzando anche nostre linee di credito temporanee. Crediamo che sia fondamentale, in un momento così delicato, dare «respiro» ad aziende e famiglie. Su questo stiamo concentrando tutti i nostri sforzi».