
Maria Manetti Shrem col marito Jan
Firenze, 30 ottobre 2016 - "Un quarto della vita a cercare di capire cosa fare, l’altro quarto dedicato alla carriera. E metà a rendere la fortuna che si è ricevuta. Per me questo è un modo di essere". I soldi e la ricchezza sono una magia e un demone, ma più magia per Maria Manetti Shrem, fiorentina di Peretola, che è riuscita con un diploma di ragioniera a diventare una delle donne più ricche e contese di salotti, musei e fondazioni del mondo. Essere esigenti: con se stessi, con gli altri. Essere a disagio, sentirsi strani, sentirsi diversi. Sentire l’ingiustizia, come un fastidio, come un impedimento all’armonia. E anche sentire il privilegio quasi come un peso, un obbligo ad acquisire meriti. Anni di lavoro, fino a diventare braccio destro di Aldo Gucci, il fondatore dell’azienda. Maria Manetti ne ha fatta di strada.
Oggi sponsorizza in Italia grandi fondazioni, come quella fondata da Andrea Bocelli, Palazzo Strozzi e il Fai, il Fondo per l’ambiente. Maria Manetti li finanzia da anni e non nega il suo aiuto appassionato e passionale a conservatori e orchestre e non solo italiane.
Partita come una giovane ragioniera impiegata alla Dogana di Firenze in tempi in cui a una donna molto poco era concesso. Ma la vita è un film e qualcuno ha una marcia in più: tra dieci giorni la signora Manetti Shrem taglierà il nastro del suo museo e di suo marito Jan, che fa parte del Moma di San Francisco.
Maria, mi viene in mente solo Paul Getty con un museo a suo nome.
«E’ stato un anno molto importante per me e mio marito. Dall’11 al 13 novembre ci saranno tre giorni di inagurazione a Davis, Università della California, vicino a Sacramento, ai quali parteciperanno tantissime celebrità, amici, professori, il governatore dello Stato e tutti gli studenti di un’università unica nel suo genere. Una delle poche che ha coltivato negli anni tanti artisti, facendoli crescere con lei. Per la prima volta Davis avrà uno spazio tutto per loro e condiviso per un progetto d’autore, quasi un percorso di educazione al bello. Sono molto fiera di questo college of art che non ha bisogno di esami di ammissione».
Maria, la sua vita va di pari passo col mecenatismo. Mai pentita?
«Assolutamente no. Sono felice di dare, di offrire a giovani talenti e a fondazioni delle possibilità che la società non ce la fa a garantire. Con mio marito supportiamo anche direttori d’orchestra italiani che vengono a San Francisco, come il viareggino Nicola Luisotti. O come Carlo Montanaro della San Francisco Opera o ancora, il violinista e direttore d’orchestra Gustavo Dudamel: non ci tiriamo indietro. Per noi è giusto aiutare ragazzi ma anche sponsorizzare ospedali».
Come vede i suoi inizi ?
«Con tenerezza e anche con soddisfazione. Non ho mai fatto cose di cui pentirmi e ho sempre lavorato. I miei collaboratori quando mi vedono in azienda in Napa Valley, dove produco vino e olio, si allarmano. Perchè sanno che ne so più di loro e che sono pignola e attenta».
La svolta della vita la deve a Aldo Gucci ma anche al Chianti.
«Sicuramente. Da Gucci ho impartato tutto, nonostante fossi molto giovane mi ha dato una grande fiducia mandandomi all’estero. Fuori Italia ho capito il mercato internazionale e americano. In Chianti? Dirigevo un laboratorio con 300 persone e vendevo confezioni di maglierie maglia e stoffa. Avevo compratori americani che rivendevano a Saks Fifth Avenue, li presentavo in un appartamento bellissimo in via dello Sprone, a Firenze. Ho fatto anche la designer marketing per questa ditta che è stata alla base della mia formazione».
Maria ora è cittadina americana, e ha casa a Firenze. E’ felice?
«Ho costruito il mio sogno e ho cominciato da zero. I soldi sono venuti perchè ho lavorato. Ho vissuto attentamente, e al presente. Attrezzandomi per il dopo: guardando fuori , sì. Ma guardandomi sempre dentro».