La ’ndrangheta voleva prendere la Toscana. "Contava su politici, dirigenti e associazioni"

Ventitré arresti, decine di indagati. Tra loro il capo di gabinetto della Regione, il sindaco di Santa Croce e un consigliere regionale

Il procuratore capo Giuseppe Creazzo guida la Direzione distrettuale antimafia

Il procuratore capo Giuseppe Creazzo guida la Direzione distrettuale antimafia

Firenze, 16 aprile 2021 - La polvere bianca e un’altra sostanza, scarto delle lavorazioni delle concerie di Santa Croce sull'Arno. Droga e rifiuti: così la ’ndrangheta fa affari in Toscana. Ma l’inchiesta della Dda di Firenze (23 arresti, decine di indagati) è una bomba, perché nelle carte di una triplice indagine che ha visto collaborare carabinieri del Ros, del Noe e Forestali, accanto a personaggi come Domenico Vitale e Nicola Chiefari, contigui al clan Gallace, ci sono politici e associazioni di conciatori. Il sindaco di Santa Croce, Giulia Deidda, è inserita in un’associazione per delinquere che, secondo i pm Giulio Monferini ed Eligio Paolini, si sarebbe organizzata per aggirare le leggi sullo smaltimento dei fanghi e influenzare la politica.

COSI' LA MAFIA PUNTA AL CUORE DEL POTERE (di Agnese Pini)

Tra gli indagati (corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio) il capo gabinetto della Regione, Ledo Gori, il direttore del settore Ambiente, Edo Bernini (abuso d’ufficio) e il consigliere regionale Pd, Andrea Pieroni (corruzione).

IL FUNZIONARIO INCORRUTTIBILE: "RIMUOVETELO"

Decapitati i vertici dei conciatori: ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza del gip Antonella Zatini, il presidente dell’Associazione Conciatori Alessandro Francioni, l’ex direttore Piero Maccanti e il suo successore Aldo Gliozzi. In carcere Francesco Lerose, crotonese domiciliato a Pergine Valdarno, gestore con moglie e figlio di due impianti, a Pontedera e Levane. Sarebbe stata sua l’idea di cedere il "keu" (il prodotto finale del trattamento dei fanghi di conceria) a un’altra impresa infiltrata dalla ’ndrangheta che stava costruendo la variante della Sr 429.

image

"LEDO DEVE RIMANERE AL SUO POSTO". LE PRESSIONI SUL CANDIDATO GIANI

Così sotto la nuova strada tra Empoli e Castelfiorentino sarebbero finite 8mila tonnellate di terra pregna di cromo. Lerose è l’anello di congiunzione con il secondo filone dell’inchiesta, in cui una storica impresa del Mugello, la "Cantini Marino", si sarebbe impadronita del mercato con metodi mafiosi perché infiltrata dalle ’ndrine a loro volta padrone del porto di Livorno, snodo del traffico internazionale di droga.

DAL PORTO DI LIVORNO TUTTI I BUSINESS DELLA 'NDRANGHETA

Nelle intercettazioni, il potere dei conciatori e la loro influenza. La sindaca di Santa Croce avrebbe fatto pressioni sul presidente Giani affinché Ledo Gori, già capo gabinetto con Rossi, restasse al suo posto, com’è poi è stato. "A me il Giani - dice la Deidda -, quando gli ho fatto il lavaggio del cervello, lui si è messo a sede’ gli ho detto: per questo territorio mi devi dì una cosa ed una sola: dove c... sta Ledo? Per noi è dirimente e mi ci metto anch’io". Gori, per i pm, aveva l’obiettivo di mantenere le promesse fatte ai conciatori e rimuovere Alessandro Sanna, funzionario regionale ostile agli interessi degli imprenditori di Santa Croce.