"Ledo Gori deve rimanere al suo posto". Le pressioni sul candidato Giani

La sindaca di Santa Croce, Giulia Deidda, intercettata: "Il Consorzio generoso con la politica". In ballo soldi e autorizzazioni

Ledo Gori, capo di gabinetto della Regione (foto Germogli)

Ledo Gori, capo di gabinetto della Regione (foto Germogli)

Firenze, 16 aprile 2021 - Un asse di politica e interessi: è quello che lega la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, a Ledo Gori. Destini che sembrano andare a braccetto: dietro la conferma di Gori sulla poltrona di capo gabinetto con l’arrivo del governatore Giani pare dipendere anche dalle pressioni che la Deidda fa sul candidato, incontrato nel luglio del 2020, in piena campagna elettorale. Ne parla con Aldo Gliozzi, direttore dell’associazione conciatori. Il rischio è che Giani impieghi Gori "in un ruolo diverso". Ma il sindaco racconta di aver ribadito che "Ledo bisogna che rimanga per fare tutto quello che ha fatto finora". Gliozzi: "Più operativo". Deidda: "Io ieri gli dissi: siccome lo so, lui ieri lo doveva dire ’’fate dire ad Eugenio che è sicuro che Ledo... se è sicuro“, nel senso se ha trovato il ruolo". "Perché il punto vero è questo - prosegue Deidda -: che noi finora s’è avuto Ledo ed Enrico Pisani. Cioè ma lo sai che quelle altre province non vedeva l’ora che Enrico si levasse dalle palle, perché... è chiaro che c’è questa dinamica, e noi si è fatto una lista sempre per le guerre tra i tre... e devo dì che questo, Alessandro e Andrea hanno una paura muoiono... c’hanno messo prproprio il carico da 90".

Sempre la Deidda, intercettata, dice che i conciatori "erano stati generosi con la politica": forse, si riferisce a finanziamenti alla campagna elettorale. Di sicuro, la questione Gori sembra di vitale importanza per le imprese del suo territorio. Il 15 ottobre, Gliozzi riferisce ad altri esponenti dell’associazione conciatori che il sindaco gli ha assicurato che "Ledo sarebbe rimasto fino alla pensione".

La cena . Nel marzo del 2020, annotano i carabinieri, Gliozzi e Maccanti avrebbero incontrato direttamente Eugenio Giani facendogli capire espressamente che il loro voto era vincolato alla conferma di Gori, che da capogabinetto guadagna 93mila euro di stipendo fisso annuo più bonus che variano tra i 15 e i 20mila euro in base ai risultati.

Ma cosa avrebbe dovuto fare Gori per l’associazione? Secondo gli inquirenti, le partite d’interesse sono diverse. Ci sono le questioni relative alle autorizzazioni e le deroghe alle procedure di Autorizzazione integrata ambientale, ci sono soldi a fondo perduto destinati ai consorzi da far arrivare, ci sono nomine di dirigenti a capo degli organi di controllo. L’Arpat, ad esempio, è un ente che sta particolarmente a cuore ai conciatori, visto che, con la sede di San Romano-Montopoli è competente sulle verifiche (anche a sorpresa) all’impianto di depurazione di Aquarno.