Sotto l’asfalto della 429 ottomila tonnellate tossiche

I fanghi delle imprese conciarie sarebbero stati usati per costruire la strada infinita

I lavori per la 429 (foto Germogli)

I lavori per la 429 (foto Germogli)

Empoli (Firenze), 16 aprile 2021 - Quando gli inquirenti hanno analizzato un campione del sottofondo della variante della strada regionale 429, hanno scoperto che, lì sotto, c’erano gli stessi rifiuti trattati negli impianti di Francesco Lerose, il "depuratore" dei conciatori di Santa Croce. I carabinieri del Noe hanno seguito una traccia, quella della Calabria, e hanno riannodato i fili dei rapporti tra Lerose e un altro calabrese, finito agli arresti nella maxi operazione della Dda. Nicola Verdiglione sarebbe l’infiltrato delle ’ndrine nell’impresa Cantini Marino di Vicchio, il cui titolare, Graziano Cantini, è finito in carcere in esecuzione dell’ordinanza del gip Anna Liguori. La Cantini Marino è la ditta che ha lavorato alla 429.

Pioveva quel pomeriggio del 27 luglio 2019. Si disse: inaugurazione bagnata, strada fortuna. Nessuno dei presenti – commissario straordinario, sindaci, autorità regionali – avrebbe mai pensato che tre anni dopo quel tratto di strada, tanto atteso, sarebbe finito nelle carte di una indagine con 23 arrestati e attività criminose riconducibili alla ‘ndrangheta. La Regione aveva investito 12 milioni e 500mila euro per portare a compimento questa infrastruttura, ribattezzata la "strada infinita". Dopo inadempimenti della ditta vincitrice dell’appalto venne deciso di rompere definitivamente, chiamando un commissario a concludere i lavori. L’ingegner Alessandro Annunziati, nel 2014, riprese in mano disegni e progetti. Pazientemente rimise in ordine tutto e cominciò a costruire, asfaltare e aprire al traffico. Da Castelfiorentino a Empoli in sette minuti. Oggi, però, si scopre che sotto quel tratto di strada lavata dalla pioggia nel giorno del taglio del nastro erano stati mescolati rifiuti tossici. Annunziati si dice sorpreso, ma non preoccupato. "Nel caso si accertasse la presenza di materiale inquinante in quel tratto della strada, l’ufficio del commissario sarebbe parte lesa. Insomma, saremmo stati truffati – sostiene – Ci siamo messi a completa disposizione della magistratura nel fornire tutto quello che serve per far chiarezza sulla vicenda, che certamente ci ha colto di sorpresa".

Il commissario spiega anche che la quantità di rifiuti velenosi conferiti sul rilevato della strada non preoccuperebbe dal punto di vista della tenuta della strada. "Il materiale che emerge dalla indagini, 8000 tonnellate di rifiuti inquinanti, equivalgono a circa 4000 metri cubi. Se si considera che la strada ha mediamente un’altezza di due, due metri e mezzo, ed è larga circa dieci, si parla di circa 200 metri di tracciato, su 17 chilometri complessivi. Non minimizzo la gravità dei fatti, ma questo tipo di truffa non altererebbe comunque la qualità geo-tecnica della strada. Resta da verificare, semmai, la qualità chimica del terreno. Se servirà faremo indagini, sondaggi per verificare l’eventuale livello di inquinamento del terreno".

Riccardo Martelli, presidente dell’ordine dei geologi della Toscana, è incredulo. "Sono saltato dalla sedia – confessa – Possiamo solo sperare che tutto questo sia un grande equivoco. Altrimenti si parlerebbe di un grave danno ambientale. In tal caso il terreno andrebbe subito bonificato". L’ipotesi di avere il ’veleno’ sotto ai piedi fa rabbrividire. "Fare un’analisi del rischio reale ora è impossibile - continua Martelli - I rifiuti tossici rilasciano sostanze dannose per il suolo e la falda. Ma servirà un consulente del tribunale per fare le necessarie verifiche. È impensabile che la Regione possa essere coinvolta con dolo, perché è da sempre attenta all’ambiente e i controlli sono severissimi. Se i cittadini di Empoli devono preoccuparsi? È presto per dirlo, io abito a Bagno a Ripoli e spero tanto che sia tutto un equivoco".