MONICA PIERACCINI
Cronaca

Il dibattito sull’economia: "La manifattura non è più la vera spina dorsale"

Marinoni (Confcommercio): "L’industria? Resta importante ma l’asse portante della crescita è il terziario. Il futuro dipende dagli investimenti in qualità e tecnologie" .

Marinoni (Confcommercio): "L’industria? Resta importante ma l’asse portante della crescita è il terziario. Il futuro dipende dagli investimenti in qualità e tecnologie" .

Marinoni (Confcommercio): "L’industria? Resta importante ma l’asse portante della crescita è il terziario. Il futuro dipende dagli investimenti in qualità e tecnologie" .

Anche Confcommercio entra nel dibattito acceso dal manifesto "Reindustrializzare la Toscana", lanciato dagli economisti Marco Buti, Stefano Casini Benvenuti e Alessandro Pretetto. A prendere posizione è il direttore generale di Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, che sottolinea come la manifattura resti importante ma che il futuro della regione passi soprattutto dal rafforzamento del terziario.

Direttore Marinoni, che cosa risponde al manifesto "Reindustrializzare la Toscana"?

"Il sistema economico toscano è profondamente cambiato rispetto a pochi decenni fa: i servizi rappresentano oltre il 60% del valore aggiunto regionale e occupano più del 70% degli addetti. Si tratta di un’evoluzione strutturale con cui istituzioni e imprese devono fare i conti".

Quindi la manifattura non è più il cuore dell’economia regionale?

"La manifattura toscana continua a esprimere eccellenze, soprattutto nei comparti ad alta vocazione internazionale. Allo stesso tempo, però, comparti tradizionali come la moda e la pelletteria hanno registrato preoccupanti cali della produzione negli ultimi anni. Dobbiamo chiederci se esistono strade nuove da percorrere, anziché continuare a fare passi sulla strada sbagliata. La manifattura oggi non è più la spina dorsale dell’economia in Toscana. E questo è un fatto, non un’opinione".

Qual è allora il ruolo del terziario?

"In questo quadro, il terziario emerge come l’asse portante della crescita, della tenuta e della coesione sociale della regione. E come l’economia toscana non è tout court quella fiorentina, così il terziario toscano non si limita al turismo: include settori ad altissima produttività come il digitale, la logistica, la ricerca e i servizi professionali. E riguarda trasversalmente tutti i territori, con potenzialità enormi che aspettano solo di essere valorizzate".

Eppure c’è chi lo considera un settore a bassa produttività…

"Dire che il terziario è un settore a bassa produttività significa guardare solo a una parte della realtà. In Toscana operano 4.900 imprese Ict con 19.400 occupati e un fatturato di 2 miliardi di euro; è inoltre una piattaforma logistica che raggiunge il 75% del mercato italiano entro 400 km. In ambiti come Ict e trasporti, la produttività cresce dell’1,5–1,7% annuo, superando talvolta i ritmi dell’industria. Un dato che conferma come il futuro della competitività regionale passi anche – e soprattutto – da questi segmenti".

Qual è dunque la sfida per la Toscana?

"L’industria resta importante, ma il futuro della Toscana dipende dalla capacità di rafforzare e qualificare il terziario e investire in qualità, formazione e tecnologie per rendere le imprese capaci di competere con le realtà nazionali e internazionali".

Che cosa significa concretamente?

"È probabilmente anacronistico pensare di potere competere sui mercati con le ’tute blu’: si compete con le ’competenze’, i servizi, la formazione. Non possiamo ignorare che la Toscana di oggi vive in prevalenza di terziario: rafforzarlo significa garantire occupazione e prospettive di sviluppo. Uno scenario insostituibile per la Toscana".