MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

24 luglio 2025, Terra ha finito le risorse. La Toscana rischia di restare senza frutta

Nella nostra regione in 10 anni sono spariti un albero da frutta su due con una contrazione di tutte le principali produzioni: dalla mela (-27%) alla pesca (-56%), dalla pera (-35%) all’albicocca (-38%), dalla ciliegia (-57%) alla pesca noce (-27%) fino al fico (-55%)

24 luglio 2025, Terra ha finito le risorse. La Toscana rischia di restare senza frutta

Firenze, 24 luglio 2025 – Oggi, 24 luglio, è l'Earth Overshoot Day, il giorno in cui l'umanità esaurisce il budget ecologico annuale del pianeta. Da questa data, viviamo "a credito", consumando risorse naturali più velocemente di quanto la Terra sia in grado di rigenerare, aggravando il debito ecologico, accumulando scarti, rifiuti ed emissioni e compromettendo il futuro delle prossime generazioni. A ricordarlo è il WWf che porta avanti la campagna Our Future. Nel 1970 l'Overshoot day era a dicembre e la data si è andata via via spostandosi, ad un ritmo sempre più veloce: lo scorso anno cadeva il primo agosto. Attualmente, ricorda l'organizzazione, la popolazione globale consuma l'equivalente di 1,8 pianeti Terra ogni anno, un ritmo che supera dell'80% la capacità rigenerativa degli ecosistemi terrestri. Questo squilibrio è alla base delle peggiori crisi ambientali della nostra epoca: la perdita di biodiversità, la deforestazione, il degrado del suolo, l'esaurimento delle risorse (crisi idrica, collasso di stock ittici) fino all'accumulo di gas serra. Complessivamente il debito cumulativo nei confronti del Pianeta è di 22 anni. Ciò significa che se volessimo recuperare questo debito, al Pianeta sarebbero necessari 22 anni di piena produttività ecologica. Un calcolo però, solo teorico perché ad oggi non tutta la capacità rigenerativa è più intatta (abbiamo perso intere foreste, eroso i suoli, impoverito i mari…) e alcuni danni che abbiamo provocato sono ormai irreversibili (come le specie che si sono estinte o i ghiacciai sciolti). Inoltre, la crisi climatica in corso aggrava ulteriormente la capacità del Pianeta di rigenerarsi. La rotta però, per il Wwf, può essere invertita. Per riportare l'umanità in equilibrio con le risorse terrestri (ovvero far coincidere l'Overshoot Day con il 31 dicembre), dobbiamo ridurre l'impronta ecologica globale di circa il 60% rispetto ai livelli attuali.È possibile spostare la data dell'Overshoot agendo in cinque settori strategici: transizione energetica, economia circolare, alimentazione sostenibile, mobilità green, politiche globali più stringenti per la tutela ambientale. Se riuscissimo a spostare l'Overshoot Day di 5 giorni all'anno, entro il 2050 torneremmo in equilibrio con le risorse del Pianeta.

Earth Overshoot Day (foto Ansa)
Earth Overshoot Day (foto Ansa)

La Toscana rischia di rimanere senza frutta: in 10 anni è sparito un albero su due Nel giro di poco più di un decennio è sparito un albero da frutto su due in Toscana con una contrazione importante di tutte le principali produzioni: dalla mela (-27%) alla pesca (-56%), dalla pera (-35%) all’albicocca (-38%), dalla ciliegia (-57%) alla pesca noce (-27%) fino al fico (-55%) aggredito dal punteruolo nero. A mettere in crisi il settore sono una serie di fattori, climatici, economici ed ambientali, che hanno colpito al cuore la competitività e la redditività di colture da sempre importanti nel paniere del Made in Tuscany e per le imprese agricole. A fotografare la crisi è Coldiretti Toscana sulla base dei dati Istat diffusa in occasione di Macfrut di Rimini. “L’aumento dei costi di produzione, i cambiamenti climatici, la concorrenza sleale internazionale, le pratiche sleali, l’arrivo di nuovi parassiti che colpiscono le piante come la cimice asiatica o la Drosophila Suzuki e la difficoltà di reperire manodopera - spiega la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani - sono l’insieme delle componenti che rendono la coltivazione di pere, mele, pesche non sempre remunerativa. A soffrire di più sono le piccole aziende agricole che hanno meno risorse per affrontare i costi e limitati sbocchi commerciali”. In questo contesto, già fragile, diventa sempre più complicato competere sugli scaffali quando dalla Tunisia piuttosto che dal Cile, dal Sud Africa ma anche da paesi comunitari, arrivano prodotti a prezzi stracciati, molto inferiori a quelli dei frutticoltori nostrani, ottenuti però con l’utilizzo massiccio di fitofarmaci, manodopera sfruttata e sottopagata e regole sulla sicurezza alimentare spesso inesistenti. Ragioni per cui, secondo Coldiretti Toscana, è urgente ristabilire regole di mercato eque e trasparenti: “Non è possibile chiedere standard elevati agli agricoltori italiani e tollerare l’ingresso di prodotti ottenuti con metodi che da noi sarebbero vietati. - sottolinea Cesani – Noi ci stiamo battendo, da soli, per chiedere un’etichetta obbligatoria di origine su tutti gli alimenti in vendita in Europa, l’abolizione del codice doganale, un escamotage per far diventare una pesca spagnola o qualsiasi altro prodotto tricolore con una minima lavorazione nel nostro Paese e l’applicazione della reciprocità negli scambi tra paesi. La competitività non dovrebbe essere una questione di prezzi al ribasso ma di qualità, sostenibilità, eticità; valori che devono emergere ed essere riconosciuti economicamente. Questi strumenti, insieme, possono rimettere in moto un settore ora in grande affanno e con un futuro incerto”. Alla crisi strutturale del settore si sommano gli effetti dei cambiamenti climatici, aggravati dai ritardi nella realizzazione degli invasi, infrastrutture che Coldiretti invoca da tempo fondamentali per garantire l’acqua alle colture. Ma il problema riguarda anche i consumi. Negli ultimi cinque anni è sparito dalle tavole delle famiglie italiane quasi un miliardo di chili di frutta e verdura, secondo l’analisi Coldiretti su dati Cso Italy, mettendo a rischio la salute soprattutto delle giovani generazioni, considerata anche l’invasione di cibi ultraformulati nella “dieta” di bambini e adolescenti. Da qui l’importanza di aumentare le ore di educazione alimentare nelle scuole per riaffermare i principi della Dieta Mediterranea.