GAIA PAPI
Cronaca

"Vuoi fare sesso?" Anziani molestati sulle panchine di piazza Giotto

Nel mirino di alcune ragazze, chiedono soldi o vanno oltre: il babbo di Pelagatti, il difensore amaranto, denuncia tutto alla polizia locale. "Hanno tentato di slacciare i pantaloni a mio padre"

Massimo Pelagotti

Arezzo, 16 marzo 2019 - La quotidiana passeggiata pomeridiana, da tempo, si era trasformata in una preoccupazione. Trascorrere due ore in allegria, con gli amici, su una panchina in piazza Giotto, stava cominciando a diventare un peso per l’ottantanovenne padre di Massimo Pelagatti, noto architetto aretino e babbo di Carlo, il difensore dell’Arezzo che sta volando verso i play off.

«C’è una ragazza che non mi dà pace», aveva detto l’anziano al figlio Massimo. «E ogni giorno si fa sempre più insistente». La ragazza in questione è una giovane, forse straniera, di bella presenza se pur trasandata, qualcuno dice con problemi di tossicodipendenza. Un volto noto in zona ai frequentatori e ai negozianti. «Ronza sempre intorno agli anziani che trascorrono qui sulle panchine i loro pomeriggi. E non è la sola a cercare di approfittarsi di loro», spiegano dalla piazza.

Più ragazze, insomma, cercano di circuire con profferte sessuali e talvolta anche con gesti espliciti i nonni che chiedono solo un po’ di pace. Ancora l’architetto Pelagatti: «Mio padre mi ha raccontato che lo abbracciava anche con violenza, lo strattonava, gli frugava nelle tasche, e poi gli offriva prestazioni sessuali. Una volta, addirittura, provò a sganciargli i pantaloni proprio su quella panchina che lui stava condividendo con gli amici».

Faceva proposte particolari, probabilmente ben sapendo quali sarebbero state le risposte. E al rifiuto partiva la seconda parte del piano: chiedere soldi, con insistenza e modi poco garbati. Spiccioli che l’anziano alla fine regolarmente allungava per farla allontanare. «Ma qualche giorno fa la ragazza si è spinta oltre. Quando mio padre ha aperto il borsello per darle le solite monete, ha allungato la mano e ha sfilato una banconota da cento euro».

L’uomo ha cercato di fermarla, ne è nato un piccolo parapiglia. I negozianti della piazza hanno sentito delle grida, si sono affacciati sulle porte dei negozi e hanno visto la scena. La ragazza è riuscita a divincolarsi e a scappare. «E’ a quel punto che mio padre ha deciso di raccontarmi tutto», continua l’architetto. «Scrolla il capo. E’ mortificato per essersi fatto portar via quei cento euro. Nel raccontarmelo gli sono venute le lacrime agli occhi. Ma non è tanto questo il problema, quanto la pericolosità dei modi di fare della ragazza».

«Ma se, per strappargli le banconota, lo spingesse e cadesse a terra? Non voglio immaginare le conseguenza». Per questo ha deciso di andare a parlare con i negozianti della zona e capire se erano a conoscenza della cosa. Tutti sapevano.

«Ho quindi denunciato l’accaduto alla polizia locale», spiega l’architetto. «E’ giusto che si sappia, che qualcuno intervenga. Perché la ragazza non aveva preso di mira solo mio babbo. Chissà quanti altri anziani, deboli e indifesi, ha circuito e che, per vergogna, non raccontano niente alle famiglie».