LUCA AMODIO
Cronaca

’Venite, ho ucciso mia madre’. Strangolata con un foulard. Breve convivenza difficile

All’alba la drammatica telefonata della 66enne, ex dipendente comunale. L’anziana (93 anni) era parzialmente autosufficiente. Il movente è oscuro.

"Venite presto, ho ammazzato mia mamma". La chiamata parte all’alba di ieri. A comporre il 112 è Giuseppina Martin, 66 anni, ex dipendente dell’ufficio personale del Comune di San Giovanni Valdarno, uno dei più grandi della provincia di Arezzo. La donna poco prima aveva strangolato la mamma nel sonno con un foulard stretto al collo. Così è morta Mirella Del Puglia, 93 anni. Da una quindicina di giorni viveva sotto lo stesso tetto della figlia: il quadro elettrico di casa sua era saltato e così aveva fatto i bagagli ed era tornata a vivere insieme alla figlia e al marito, un ex amministratore del municipio valdarnese negli anni Novanta. L’anziana era solo parzialmente autosufficente, aveva difficoltà a camminare: pesavano gli acciacchi dell’età sulla situazione familiare. Forse sta qui il movente ma gli investigatori non si sbilanciano, bocche cucite. "Una condizione di stress", dicono invece i vicini di casa, svegliati dalle sirene di ambulanze e gazzelle che dalle prime ore dell’alba hanno circondato il quartiere di Bani, zona residenziale di San Giovanni. In un appartamento al primo piano della schiera di condomini si è consumato il delitto.

Decine di metri, tra gli edifici e le strade, delimitati dal nastro segnalatico, i carabinieri della compagnia del Valdarno che entrano ed escono dalla casa, dove tutto è in ordine. Anche la camera dove dormiva Mirella prima che venisse ammazzata. I militari dell’Arma sono lì, dalle sette del mattino fino l’ora di pranzo, quando la salma della vittima viene trasferita nel feretro, a disposizione della pm Francesca Eva che coordina l’inchiesta della procura di Arezzo. Si procede per omicidio volontario, al netto delle eventuali aggravanti che potranno essere contestate dal magistrato. Nel pomeriggio ha interrogato la donna per diverse ore. Fosse per lei lo avrebbe fatto già dalla mattina ma Giuseppina Martin aveva avuto un malore ed era stata trasferita in ospedale. Un mancamento dopo quel che aveva fatto: per questo è stata trasferita alla Gruccia, dove è rimasta in osservazione per qualche ora, piantonata. Poi il trasferimento in caserma e l’interrogatorio davanti la piemme.

Ancora scossa, tra le lacrime, con l’avvocato d’ufficio, non avrebbe dato un quadro chiaro di quel che aveva fatto. Da quel che trapela la famiglia stava cercando una casa più grande per trasferirsi insieme alla mamma e, allo stesso tempo, aveva in mente di andare a trovare la figlia in Abruzzo, in provincia de L’Aquila dove viveva e lavorava. Per la donna sono scattate le manette, prima che venisse trasferita nel carcere di Sollicciano a Firenze.