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Arezzo, 5 febbraio 2016 - La cifra del crac è quella che vi abbiamo dato sabato 23 gennaio: un miliardo e 167 milioni di perdite, 587 milioni per il deficit accumulato al 30 settembre e 580 accumulati al momento della risoluzione del 22 novembre. Ma il numero drammatico è un altro: 305 milioni, il debito che la vecchia Bpel, ormai una scatola vuota, non è più in grado di pagare.
Ripartiano dal miliardo e 167 milioni di sprofondo rosso. Ad essi si è fatto fronte con i 422 milioni del capitale sociale, i 34 del sovrapprezzo di emissione, i 140 delle riserve al 31 dicembre 2014 e i 15 delle riserve di valutazione al 30 settembre 2015. Cui sommare il capitolo più doloroso dell’intera vicenda, la completa cancellazione di 252 milioni di obbligazioni subordinate. In tutto 863 milioni.
Ne mancano ancora 283 di crediti che vanta il fondo di risoluzione e 22 di debito nei confronti di un altra (piccola) categoria di subordinati, quelli i cui titoli non rientravano fra i mezzi propri della banca e che dunque hanno diritto a essere risarciti. In tutto sono appunto 305 milioni che in cassa evidentemente non ci sono (tutte le attività in bonis sono state trasferite alla New Bank) e che dunque, secondo il commissario liquidatore Giuseppe Santoni, rendono la vecchia Etruria insolvente.
Qui si inserisce la storia dei 17 milioni e 381 mila euro di consulenze di cui parla Santoni in uno degli allegati alla sua relazione e che potrebbero con l’insolvenza diventare un capitolo di bancarotta fraudolenta: 35 fatture (2 milioni e 166 mila euro) per «prestazioni non preventivamente contrattualizzate», una da 2 milioni e 283 mila euro «in assenza di delibera», altre fatture per 5 milioni e 518 mila euro «con delibere di importo generiche», 17 per 2 milioni e 815 mila euro con «data della delibera successiva».
Negli allegati non si fanno i nomi di chi ha avuto le consulenze. Secondo quanto La Nazione è riuscita a ricostruire, almeno un milione è andato agli advisor dell’aggregazione (Rothschid, Lazard e poi Mediobanca), altre centinaia di migliaia di euro ad alcuni professionisti che hanno seguito l'integrazione. Quanto a Bain, l’advisor industriale di Bpel, aveva un contratto anch’esso milionario.