Uccide germano reale nel laghetto. Arrestato il cacciatore di frodo: aveva costruito un fucile fai-da-te

Carabinieri in azione nello specchio d’acqua di Manziana: l’uomo ha sparato una cartuccia all’animale con un tubo di ferro legato a un telaio in legno. In manette per il porto abusivo di armi clandestine.

Uccide germano reale nel laghetto. Arrestato il cacciatore di frodo: aveva costruito un fucile fai-da-te

Uccide germano reale nel laghetto. Arrestato il cacciatore di frodo: aveva costruito un fucile fai-da-te

Ha ucciso un germano reale con un’arma artigianale in un laghetto della Manziana, nelle campagne di Rigutino. Un cacciatore di frodo di 30 anni arrestato dai carabinieri nella tarda serata di sabato.

A segnalare la presenza di cacciatori sono stati alcuni residenti: i militari intervenuti avrebbero poi sorpreso l’uomo che stava cacciando con un’arma costruita legando un tubo in ferro a un telaio in legno che fungeva da cassa nel quale, caricata, secondo quanto spiegato dall’Arma in una nota, con una cartuccia, calibro 410 a pallini.

L’arma artigianale, le cui caratteristiche di costruzione l’avrebbero resa molto pericolosa anche per chi la usava, è stata sequestrata insieme alle cartucce di cui era ancora in possesso il trentenne, un italiano domiciliato poco distante dal luogo dove è stato fermato.

Porto abusivo di armi e detenzione di arma clandestina le ipotesi di reato contestate per l’arresto: sono ene lievi che arrivano fino a un massimo di due mesi di reclusione. Da uno a sei anni per aver usato un’arma clandestina e molto pericolosa.

L’uomo è stato anche denunciato per esercizio abusivo dell’attività venatoria e in periodo non consentito poiché sorpreso a cacciare in orario notturno, in zona vietata e privo del porto d’armi; non considerando i danni che poteva provocare a terzi.

Il bracconaggio, ossia la caccia in violazione delle leggi vigenti, è un fenomeno molto diffuso in Italia e riguarda anche la provincia di Arezzo. Tagliole, archetti, reti nascoste nella vegetazione: sono molti gli strumenti illegali che i bracconieri posizionano nei boschi e nei prati per far strage di animali.

La maggior parte delle specie appartenenti alla fauna selvatica protetta (rapaci, lupi e volpi) cadono spesso vittime dei bracconieri con fucili, trappole e bocconi avvelenati.

Questa piaga resiste anche in tempi di mutate ragioni socio-culturali e la vigilanza nel nostro territorio è spesso sottodimensionata rispetto all’entità del fenomeno. Le sanzioni penali prevedono quasi tutte la possibilità di estinguere la pena con il pagamento di una somma in denaro, ma anche l’arresto per i reati più gravi come l’abbattimento, la cattura o la detenzione di fauna protetta e per l’esercizio di caccia in periodo di divieto generale.