LILIANA ELISABETTA FORNASARI
Cronaca

Tra i segreti di Cimabue ’Parla’ l’uomo custodito da quasi ottocento anni nel cuore di S.Domenico

Un lungo percorso tra immaginazione e fede per risalire al maestro. La nuova monografia di Fileti Mazza e il mondo del maestro di Giotto.

Un lungo percorso tra immaginazione e fede per risalire al maestro. La nuova monografia di Fileti Mazza e il mondo del maestro di Giotto.

Un lungo percorso tra immaginazione e fede per risalire al maestro. La nuova monografia di Fileti Mazza e il mondo del maestro di Giotto.

FornasariIl lungo viaggio nel mondo dell’arte segnato dalle monografie della Collana d’Arte del Gruppo Menarini, che fu iniziata nel 1956, prosegue con quella di Cimabue, affidata a Miriam Fileti Mazza e pubblicata nel 2024 da Pacini Editore. Il volume, presentato sabato 17 maggio 2025 nella chiesa di San Domenico di Arezzo, segna un’altra tappa fondamentale per la ricostruzione da sempre non facile della figura e dell’opera di Cimabue, a cui un destino d’ombra sembra essere stato destinato nei secoli. In antico la fama che Cimabue raggiunse nella pittura fu quasi subito oscurata da quella immediata di Giotto e nell’età moderna e contemporanea alcune sue opere fondamentali, peraltro giunte a noi in numero molto esiguo, sono state distrutte a causa di eventi catastrofici naturali.

Come scrive l’autrice nella premessa del volume "nel linguaggio popolare quando si nomina Cimabue lo si accosta subito a Giotto sorvolando sul primo e concentrandosi sul secondo". Con tali premesse per Faleti Mazza accettare di scrivere un libro su Cimabue è stata una sfida, facendo entrare il lettore insieme all’autrice nel mondo di un autore grande e misterioso, di cui si conosce molto poco. Il primo riferimento documentario che lo riguarda è del 18 giugno del 1272.Si tratta di una notizia interessante non per il suo contenuto, quanto per il fatto che indica una data e la presenza dell’artista a Roma. "Cimabove pictore de Florentia" è presente nell’Urbe in qualità di testimone per l’assunzione del patronato da parte del cardinale Ottobono Fieschi per volontà di papa Gregorio X, di un monastero delle monache di San Damiano passate alla regola di Sant’Agostino. Altri riferimenti documentari sono alcune carte redatte a Pisa tra il 30 agosto del 1301 e il 19 febbraio del 1302, che attestano l’intervento di Cimabue nella decorazione del catino absidale del Duomo di Pisa. Il Nostro fu incaricato del completamento del mosaico già iniziato da un certo Maestro Francesco con un’indicazione precisa relativamente ad un pagamento del 19 febbraio del 1302 per la figura di San Giovanni, a quella data già realizzata. Il primo novembre 1301 l’ospedale di Santa Chiara incaricò il Nostro di realizzare per l’altare maggiore un grande polittico, oggi perduto. Il documento di contratto riferisce il nome per esteso del pittore e del padre: "Magister Cenni dictus Cimabue pictor condam Pepi de Florentia". Un documento fiorentino del 19 marzo 1302 menziona gli eredi del pittore, permettendo di collocare la sua morte tra il novembre del 1301 e la data suddetta.

La nascita di Cimabue si attesta tra il 1240 e la fine del decennio. Miriam Fileti Mazza ha raccolto la sfida e ha cercato di tracciare un percorso figurativo, oltre che propriamente storico artistico, tra immaginazione e fede, ascoltando "i silenzi di quelle immense pareti dipinte".Tale riferimento è particolarmente valido per il quarto capitolo del libro dedicato alle pitture di Assisi, dove Cimabue si è recato dopo il soggiorno romano, manifestando rispetto alla Croce dipinta di Arezzo, databile tra il 1265 e il 1270, una grande liberazione dagli schemi tradizionali "alla greca" fino ad allora da lui utilizzati. La ricerca di Faleti Mazza si sviluppa in sei capitoli. Nel primo capitolo, si ricostruisce la realtà storico, economica e politica della Firenze duecentesca, individuando che i primi segnali di evoluzione che Cimabue mostrava di avere appartengono ad un contesto bene preciso. Importanti in tale senso sono i mosaici del Battistero.

Per ogni capitolo il filo conduttore è il concetto più volte espresso dalla studiosa che l’arte di Cimabue sia la figurazione per eccellenza la figurazione emblematica del Cristianesimo. I temi iconografici della Madonna in trono con il Bambino e della Crocifissione occupano le uniche rappresentazioni, con alcune varianti, che ha assiduamente elaborato nel corso del suo operato. In tale senso fondamentale è il secondo capitolo Il Racconto della Fede, nel quale iniziando dalla Croce dipinta di Arezzo e passando da quella di Santa Croce a Firenze, si giunge alla lettura della grande pala di Santa Trinita, oggi agli Uffizi ed eseguita tra i 1285 e il 1286.

La Madonna degli Uffizi fu commissionata al Nostro dai monaci vallombrosani di Santa Trinita per essere collocata sull’altare maggiore della chiesa. Essendo menzionata dalle fonti antiche, è più facile conoscere la storia. Essa fu trasferita nel XV secolo su un altro altare, per essere poi trasferita nell’Ottocento all’Accademia di Firenze e infine essere portata agli Uffizi nel 1919. Oltre ai confronti con le altre Maestà di Cimabue, nonché con quella dei Laudesi di Duccio, l’analisi della Faleti è interessante perché da ogni dettaglio, anche tecnico, trae lo spunto per una riflessione che incoraggi sentimenti di pietà e raccoglimento, nei confronti dei quali oggi abbiamo perso l’abitudine. I pochi dati biografici e documentari sono raccolti nel secondo capitolo Per una nota biografica, concentrandosi sull’ambiente romano dell’ottavo decennio del XIII secolo con particolare riferimento alle pitture del Sancta Sanctorum, già da Roberto Longhi assegnate a Cimabue.Il quinto capitolo costituisce il punto nodale degli intrecci tematici, poiché ripercorre anche le fasi del collezionismo nei secoli e la riscoperta dei cosiddetti Primitivi. Il volume si chiude con l’Eredità giottesca. Nel sesto capitolo tema centrale è l’incontro tra Cimabue e Giotto. Con Cimabue e con la sua arte, la cultura figurativa iniziò ad abbandonare il rigore e la staticità del bizantinismo, spianando la strada alla poetica di Giotto, destinata ad aprire quella verso il Rinascimento.