GAIA PAPI
Cronaca

Tour nella notte degli invisibili I rifugi a sorpresa dei clochard Un villaggio vicino al tribunale

La Cadorna e la Stazione le altre mete gettonate: la Croce Rossa li raggiunge con tè e coperte "Vivo così da quando sono separato". "Dormo fuori da un anno". "Tutti i soldi li mando a mia figlia".

Tour nella notte degli invisibili I rifugi a sorpresa dei clochard Un villaggio vicino al tribunale

di Gaia Papi

Tè caldo, biscotti, coperte, vestiti. Tutto è pronto sul mezzo della Croce Rossa per affrontare la notte aretina.Ci avviamo in un giro nel mondo della notte, tra gli invisibili che ne sono quasi gli unici protagonistio.

Partenza alle 22 dalla sede, alla guida il presidente Luca Gradassi, con lui quattro volontari, Kamila Nako, Federico Vegni, Marianna Conci e Massimo Meacci. Stasera sono loro l’unità di strada in soccorso dei senza tetto. Sono gli angeli rossi, come qualcuno li chiama, perlustrano la città in lungo e largo, puntando le loro torce negli angoli scelti dai clochard per trascorrervi la notte, lontani da occhi indiscreti e il più possibile al riparo dal freddo.

Tra le prime tappe c’è la stazione. Kamila Nako, 25 anni, nella Croce Rossa aretina da otto, la settimana scorsa ha effettuato una prima perlustrazione, raccogliendo le varie richieste. Sa che al vecchio scambio merci, c’è una tenda, di quelle che apri con un gesto, all’interno due senza tetto, uno di loro è invalido, al quale, qualche giorno fa, la Croce Rossa ha regalato una sedia a rotelle.

"Ha pochi denti, ci ha chiesto degli alimenti morbidi, delle marmellate e una tuta" ci racconta Kamila. Desideri realizzati, c’è anche la tuta, rossa fiammante come le divise dei volontari. "Amico è la Croce Rossa" alza la voce Kamila. Dalla tenda fa capolino un ragazzo, ha gli occhi felici di rivederli.

"Tredici anni fa sono arrivato dalla Tunisia con una barca" racconta. In un italiano stentato dice "Per cercare fortuna, ma nel frattempo sono finito due o tre volte in galera" e ora la sua vita è tutta qui, dentro quella tenda condivisa con chi, come lui, ha perso la sua strada. Ci spostiamo alla Cadorna, vicino alla biglietteria, sotto il lampione, c’è un giovane sdraiato in un sacco a pelo. Appena vede i volontari si alza, "Domani vado via, sono solo di passaggio" si affretta a spiegare.

E’ un trentenne pugliese, ha vissuto anche in Francia, "Je parle bien le français " ci dice, ma dopo la separazione con la moglie tutto è precipitato. "Adesso sto andando a Roma, so che vengono consegnati ogni giorno pasti, ci sono docce. Riparto da lì, mi voglio mettere in sesto e cominciare a mandare curriculum".

Ha voglia di parlare, ma d’un tratto diventa meno loquace quando vede arrivare il tè fumante con i dolcetti. Altra tappa fissa: il tribunale. Nello spiazzo sopra al parcheggio c’è una piccola comunità. Sotto un portico vivono quattro senza tetto, tra cui una donna aretina. Passano la notte avvolti in coperte e, i più fortunati, in sacchi a pelo. "Grazie mille, ma io non voglio tè e biscotti, vorrei un lavoro" ci dice un trentaduenne del Pakistan.

"Ho sempre lavorato nell’agricoltura. Da 1 anno e 6 mesi sono in queste condizioni. Voglio lavorare e sostenermi. Questa non è vita". Vicino a lui c’è un altro trentenne, del Marocco. "Preferisco stare qui piuttosto che nel dormitorio perché soffro di asma. Anche se fa freddo, mi sembra di respirare meglio, mi metto il cappuccio, alzo la sciarpa fino agli occhi e dormo". Anche lui è per strada da poco più di un anno, e anche nella sua storia c’è una crisi famigliare.

"Ho sempre lavorato nel mondo dell’edilizia. Avevo una moglie e una figlia di 13 anni. Poi mi sono lasciato, ho avuto dei problemi con la giustizia. Uscito di galera è stato tutto difficile. I pochi soldi che riesco a racimolare li do a mia moglie per la nostra bambina". Lui chiede un paio di pantaloni misura xl e dell’acqua.

Poi "Ecco i tre slip e le calze che mi avevi chiesto", Kamila li allunga alla signora che dorme in una postazione sistemata con cura per garantirsi un po’ di privacy. Fa capolino, ha gli occhi lucidi. Anche la sua storia parla di rotture famigliari, lei con la madre.

Qualche metro più là, un angolo sopra il parcheggio, è stato scelto da un senza tetto dalla vena artistica. Accanto ad un giaciglio perfettamente pulito e in ordine, ha installato una vera e propria esposizione di quadri. Una pennellata di colore in una esistenza dalle mille difficoltà.