LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Tempesta, due famiglie isolate. Alberi sradicati nelle piene sotto una pioggia di fulmini con precipitazioni torrenziali

Un albero secolare ha bloccato per ore sia la strada che l’accesso alle case. Brividi per il Cerfone e allarme meteo che scivola verso il fine settimana.

La mappa che mostra la perturbazione concentrata sulla città e le vallate

La mappa che mostra la perturbazione concentrata sulla città e le vallate

Due famiglie isolate nella lunga notte della tempesta. La strada bloccata per una pianta secolare sradicata dalla furia della pioggia. C’è voluto un giorno intero per rimuovere i detriti e ripristinare il collegamento con Monterchi. È accaduto il località Il Ranco, ai piedi dell’antica Pieve di San Biagio che domina la collina. Vigili del fuoco, squadre della Protezione Civile e tecnici del Comune hanno lavorato a lungo per risolvere il caso. Solo poche ore prima era scattato l’allarme del sindaco di Poppi, Lorenzoni, per un fulmine che ha centrato il campanile dell’abbazia di San Fedele. Corsa contro il tempo per transennare la zona, nessuna conseguenze per le persone. La notte di Monterchi. "Abbiamo subito predisposto la messa in sicurezza della strada comunale e provveduto a ripristinare i collegamenti" dice il sindaco di Monterchi Alfredo Romanelli, che ha passato la notte in contatto con i suoi tecnici impegnati in una serie di sopralluoghi. Monterchi è tra i comuni più colpiti dall’ondata di maltempo. E per qualche ora si è temuto che il Cerfone potesse rompere gli argini, ma il rischio fortunatamente è rientrato anche se il livello di portata del fiume si è innalzato nello spazio di poche ore. Il maltempo la lasciato il segno anche se "ora il peggio è passato", dicono gli specialisti della Protezione Civile che monitorano i sensori disseminati in ogni comune per rilevare la quantità di pioggia caduta e pure per valutare il codice di allerta. E tuttavia l’allerta tornerà nel fine settimana: le previsioni meteo segnalano piogge intense. Ottanta millimetri di acqua in ventiquattro ore e un centinaio di fulmini nella lunga notte della tempesta sul cielo di Arezzo. Una tempesta quasi perfetta con una notevole concentrazione di pioggia in un arco di tempo ristretto, quanto basta per provocare allagamenti, frane e smottamenti. In città sono stati una quindicina gli interventi che hanno impegnato i vigili del fuoco, gran parte dei quali per scantinati e piani bassi invasi dalla pioggia, mentre nel resto della provincia a soffrire è stata la viabilità: piante cadute sulle strade e tratti allagati. Un muro d’acqua in città intorno alle 23 di lunedì e per molte ore. Un muro d’acqua che si è abbattuto con particolare violenza in Casentino, Valdarno e Valtiberina. Dalla furia della pioggia si è salvato solo un angolo di Valdichiana. Cento fulmini in poche ore: detto così sembrano tanti, ma niente in confronto ai duemila registrati nella notte di tempesta lungo la costa, dalle parti di Pontedera. Tuttavia, fanno effetto, sopratutto l’intensità delle scariche elettriche. Effetto del clima impazzito. "Si è trattato di una perturbazione stazionaria, nel senso che è rimasta nella stessa zona a lungo, manifestando la sua intensità e concentrandola in uno stesso territorio", spiegano gli esperti della Protezione Civile.

L’aspetto positivo nella notte della tempesta è stato che "le precipitazioni hanno avuto un tempo di ritorno di 5 anni". Cosa vuol dire? Nel calcolo probabilistico che appartiene alle valutazioni dei tecnici, preoccupano di più le precipitazioni che si manifestano con un livello di intensità molto elevato in un arco temporale superiore ai 50 anni. Che tradotto vuol dire: più larga è la forbice temporale e maggiore è il rischio di conseguenze pesanti. Come nel caso dell’alluvione che colpì Cesa e Rigutino. Ieri una tregua, ma nelle prossime ore, torneranno padrone del cielo in una primavera che stenta a decollare. Parola di meteorologi.