Alberto Pierini
Cronaca

Storie di isolamento: si gridano la buonanotte dalle finestre

Marchionna, Paola Tacconi lancia il saluto alle 21.30: l'idea su Facebook, in tanti aderiscono anche da altri quartieri. I display dei cellulari accesi

Paola Tacconi con la figlia Maria

Arezzo, 13 marzo 2020 - Si dicono buonanotte dall’isolamento: anzi se lo gridano, per rompere il muro del silenzio che rischia di circondare le nostre vite. Sanno di dover stare in casa, sanno che è la cosa giusta da fare. Ma non si rassegnano a tirarsi su le coperte e a comportarsi come se questa fosse la vita migliore. Quindi? La fantasia di una maestra rompe l’accerchiamento.

«Alle 21.30 in punto apriamo le finestre e diamoci la buonanotte». Paola Tacconi, con la delicatezza del carattere e del mestiere, non invita a gridare: ma d’altra parte è dura arrivare agli altri se non alzi la voce. Anche in un quartiere come la Marchionna, dove le case sono spesso bifamiliari e le distanze tra un appartamento e quello davanti superiori ai classici condomini di città.

Ma a volte la semplicità buca anche la distanza. Perché Paola il suo appello lo ha lanciato su Facebook, immaginando di arrivare al massimo alle case davanti, dove tra l’altro ha anche degli amici. E invece l’onda si sta allargando. La prima sera una decina di famiglie, ieri tante di più. E piano piano l’idea comincia ad estendersi in altri quartieri.

«Dobbiamo chiuderci in casa ma non in noi stessi: era il senso del mio gesto». E così i più lo hanno recepito. Perché quell’idea di affacciarsi alle 21.30 («prima avevo pensato alle 22 ma qualcuno mi ha spiegato che era già a letto») ha cominciato ad attecchire: Giovi, San Firenze, San Leo, Stroppiello,Tegoleto. Fateci caso, i primi a rispondere sono stati i paesi, le frazioni.

La città è un osso duro, la distanza non comincia dal coronavirus ma dalle scale, dagli ascensori dalla difficoltà a capire chi ti abiti a fianco. Ma nei piccoli centri no, il clima resta quello di una volta. Eppure..una delle reazioni arriva da Udine: Paola con la sua idea sta facendo quello che non riesce ai Tir, attraversare le regioni più colpite dal virus e andare a fare visita a chi ragiona con la stessa sensibilità.

«Insegno a Staggiano, in una scuola elementare: e quando uno dei miei ragazzi mi ha salutato da lontano mi sono commossa». Un semplice ciao maestra,ma stavolta urlato davvero, come solo i bambini con il loro entusiasmo sanno fare. Ha appreso la lezione della sua maestra meglio di una formula matematica o di una regola di grammatica. La potenza dei gesti, l’inizio di un percorso che oltre il virus potrebbe dare spunti per scardinare il vecchio modo di vivere e forse di insegnare.

Intorno alla casa di Paola ci sono anche famiglie in isolamento vero, disposto dalla Asl in base ai contagi. E anche quelle finestre si sono aperte per lanciare la buonanotte, diventando così un filo capace di ricucire perfino chi in questo momento davvero non può mettere il naso fuori di casa.

«E’ un modo per sentirsi ma soprattutto per sentirsi meno soli». Ieri sera un’ulteriore innovazione: hanno deciso di usare anche i display dei telefonini. Che spesso vengono usati nei grandi concerti tipo i vecchi accendini, per rispondere ai pezzi del cantante di turno e creare un legame tra l’artista di turno e i suoi fans. E Paola, che di fondo è un’esperta di musica e la insegna a Proxima e non solo, non poteva non cogliere il segnale.

Al suo fianco il marito Patrizio e la figlia Maria. Oddio, loro la buonanotte se la darebbero lo stesso, senza bisogno di affacciarsi dalla finestra. Ma così diventano il filo di una rete che da casa loro si estende al quartiere: il virus c’è e batte purtroppo più di un colpo. Ma la Marchionna ha cominciato a rispondere, o forse a gridare, a tono.