"Si prenda l’ergastolo e sparisca" Il fratello di Sara: non voglio vederlo Da domani i ragazzi di nuovo a scuola

Roberto non ha legato con Jawad. "Mio nipote mi ha raccontato che usava le mani e le azzerava il telefono". E il futuro? "Ci stringeremo ai ragazzi. Mio padre ha visto la piccola per la prima volta la notte del delitto".

"Si prenda l’ergastolo e sparisca"  Il fratello di Sara: non voglio vederlo  Da domani i ragazzi di nuovo a scuola

"Si prenda l’ergastolo e sparisca" Il fratello di Sara: non voglio vederlo Da domani i ragazzi di nuovo a scuola

di Alberto Pierini

AREZZO

"Non parla? Faccia lui: io non voglio neanche vederlo". Roberto Ruschi è il fratello di Sara: anzi il fratellastro, si direbbe con un linguaggio antico. Hanno in comune il padre ma non la madre, la prima moglie del babbo. "Voglio solo che gli diano l’ergastolo per quello che ha fatto: il resto non mi interessa".

E’ impegnato come volontario alla Croce Bianca e commenta le ultime curve di una storia sbagliata. "Ci eravamo rivisti con Sara a ottobre, si sfogò ma era ancora convinta di poter cambiare il compagno. Ma certe persone non cambiano mai". Confessa di non averlo mai sopportato, di aver sempre temuto che facesse del male alla sorella. Anche se non pensava fino a questo punto. "Già la mattina dopo il delitto sono andato da mio padre: i rapporti non sono idilliaci ma in queste situazioni una famiglia si riunisce e fa quadrato". In particolare intorno ai ragazzi. "Perché loro non hanno davvero alcuna colpa". Ieri erano con l’altro zio, il fratello maggiore di Roberto. "Hanno fatto un dolce, forse per un momento hanno pensato ad altro".

Forte il ragazzo di sedici anni lo è davvero: ed è con lui che Roberto ha parlato a lungo. "Mi ha confermato che il padre metteva le mani addosso alla mamma e che gli aveva azzerato il telefonino". Nessun contatto, nessun numero nella rubrica. Come un marito geloso: ma non è questa l’opinione di Roberto. "Aveva paura che Sara potesse chiamare gli amici per sfogarsi: per raccontare cosa lui gli faceva". Come se eliminare un numero di telefono bastasse a fare terra bruciata intorno ai contatti d una persona. "Perfino quando aveva mio nipote con sè lo portava dagli amici, beveva, si ubriacava: e spesso finiva a fare a botte per i motivi più diversi".

Uno scenario che Roberto dischiude con amarezza. Ma la priorità resta quella dei ragazzi, su questo non ha dubbi. "Non posso pensare a quando Brunetta ha svegliato mio nipote per chiedergli aiuto, perché si mettesse in salvo" ripete. Ora i ragazzi sono dal nonno. "Un uomo distrutto: ha 82 anni: ha perso in una notte la moglie e una figlia, un’altra figlia, mia sorella, era morta qualche anno fa per una grave malattia". Anche lui, spiega, non ha mai voluto a che vedere con il genero, il compagno di Sara. "Aveva fatto presente il problema qualche volta. Qualche volta diceva lasciatelo a me che ci penso io". Come te lo fa intuire. Però nella notte del delitto ha avuto coraggio. Chiamato dalla questura quando i ragazzi erano al sicuro, è arrivato di corsa. "Loro stanno con me". E Roberto è già pronto a superare ogni ruggine. "Le nostre sono famiglie sane, daremo ai ragazzi quello che meritano.

E i servizi sociali qui lavorano benissimo, un grane aiuto". Più c’è la scuola. "La piccola è già rientrata al nido, il grande tornerà lunedì". Ha le spalle forti quel ragazzo, tutti lo sanno. Ha già detto che ab breve sarà maggiorenne e alla sorellina ci penserà lui. Come ha fatto la notte del delitto, prendendola in collo e portandola fuori. Da una casa. Da un incubo più grande di loro.