
di Claudio Roselli
La comparazione del dna ha dato ragione ai carabinieri, che quel giorno lo arrestarono a distanza di poche ore dal fatto: l’autore della rapina compiuta lo scorso 28 luglio alla Farmacia di Porta Romana è in effetti il 45enne di Pomezia domiciliato di fatto nel capoluogo biturgense. Nella tarda mattinata di quel venerdì estivo, era entrato con il volto coperto dalla passamontagna e armato di coltello, minacciando la titolare, la dottoressa Graziella Di Liberto e le operatrici e costringendole ad aprire la cassa per poi sistemarle in un’altra stanza al fine di evitare reazioni; a quel punto, l’uomo si era preso l’incasso (circa 700 euro in contanti) ed era scappato. I carabinieri della locale Compagnia si erano subito messi sulla pista giusta, sequestrando le immagini della videosorveglianza, confrontandole con le descrizioni raccolte dalle rapinate e sequestrando il passamontagna artigianale che era stato cucito ricavandolo da altri indumenti e che era stato gettato in un bidone dell’immondizia poco distante dalla farmacia. Dopodiché, stringendo il cerchio sui sospettati, i militari dell’Arma individuavano un soggetto che poteva effettivamente corrispondere alla descrizione e che, dalla perquisizione a suo carico veniva trovato in possesso di denaro del quale non sapeva giustificare la provenienza, di un coltello identico a quello descritto come utilizzato per la rapina ma, cosa più importante, aveva una ferita al ginocchio perfettamente compatibile con quella che il rapinatore si era procurato durante la fuga dalla farmacia dopo aver messo a segno il colpo. Inoltre, indossava lo stesso modello di scarpe che si notavano dalle immagini raccolte. Nell’immediato, venne convalidato l’arresto fatto dai carabinieri e l’uomo finì in carcere, ma poi liberato in attesa di ulteriori riscontri.
Ora, il dna ha di fatto scritto la sentenza, come si legge dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Arezzo, che a seguito della richiesta della Procura ha concordato con le risultanze investigative, scaturite dalla successiva comparazione tra il profilo genetico dell’uomo arrestato e le tracce biologiche repertate dai carabinieri , provenienti dagli indumenti sequestrati nell’immediatezza dei fatti.