MARIANNA GRAZI
Cronaca

"Questi festival sono un paradiso per noi attori"

Pesce, interprete in Dogman, a ruota libera a Castiglioni. "Non conoscevo questa terra, è straordinaria. Amo le arene e i paesi"

Edoardo Pesce è ospite del festival alla proiezione di. Dogman di Garrone

Edoardo Pesce è ospite del festival alla proiezione di. Dogman di Garrone

CASTIGLION FIORENTINO

La prima volta a Castiglion Fiorentino significa, per Edoardo Pesce, "immergermi in un paradiso. Dal mio alloggio vedo uno scorcio bellissimo e mi trattengo anche un giorno in più perché non sono mai stato nemmeno ad Arezzo". Ospite del Castiglioni Film Festival, dove è stato proiettato Dogman (2018) di Matteo Garrone, che gli è valso un David di Donatello come miglior attore non protagonista per il ruolo dell’ex pugile Simone, "una specie di antagonista, più interessante dei personaggi buoni" ci rivela. Noto per i suoi ruoli intensi e complessi, che interpreta con grande realismo e introspezione, Pesce ci racconta il suo modo di vivere il cinema.

Cosa significava per lei partecipare al Castiglioni Film Festival?

"Accompagno sempre volentieri i film. Un amico, Marco Compiani, che conosce il direttore artistico Luca Bizzarri, mi ha chiesto se ero libero. In questi giorni non sto girando e ho accettato con piacere".

Da attore affermato come vive la notorietà?

"Non ho tutta questa consapevolezza di essere un attore di successo. Ho la fortuna di vivere di questo mestiere. Essere più riconosciuto può servire per dare forma a progetti personali, partiti da idee mie. È una bella soddisfazione".

Come sceglie i personaggi da interpretare?

"Dal copione, poi dal regista e dal cast. Ma spesso arrivano opere prime di ragazzi del Centro Sperimentale. Hanno una visione originale, cercano di smontare l’omologazione, non cercano scorciatoie commerciali".

Cosa le ha lasciato l’esperienza con Matteo Garrone in Dogman?

"È stata positivissima. Mi chiese se volevo fare Simone e io chiesi: dove sono le telecamere? Aveva visto altri miei ruoli estremi, ad esempio in Romanzo Criminale, e serviva un attore con esperienza per affiancare Marcello Fonte al primo set. È stato un film piccolo ma grande, Matteo tornava a una forma di cinema più sua, con macchina a mano. Con lui devi essere assolutamente vero".

Come si è preparato per interpretare un personaggio così prevaricante?

"I cattivi sono i più interessanti. Cerco sempre una ferita, un dolore, per dare profondità. Come i bulli bambini: agiscono così perché hanno sofferto e lo ripropongono".

Che tipo di spettatore è?

"Quasi bulimico. Guardo almeno un film a sera, anche per studiarli. Recupero anche film vecchi. Preferisco il film alla serie e vado spesso da solo al cinema. Amo le arene estive, i festival come questo, mi ricordano Nuovo Cinema Paradiso". Come sta il cinema d’autore italiano secondo lei? "Ci sono autori bravi. Penso a Maura Delpero, che era qua al festival con Vermiglio, a Fulvio Risuleo, Enrico Maria Artale, i fratelli D’Innocenzo. Hanno tutti grandi idee".

C’è un ruolo che le sarebbe piaciuto interpretare?

"Mi sarebbe piaciuto fare L’uomo in più di Sorrentino, il ruolo di Tony Servillo".

Ma.Gra.