
Contatti avviati con potenziali acquirenti interessati a rilevare l’area in una zona strategica della città. A marzo saranno passati dieci anni dal varo in consiglio comunale. Come è cambiato lo scenario.
Una torta Chantilly al veleno. Il 20 marzo saranno passati dieci anni dalla grande notte della Lebole. Un’approvazione faticosa del piano, sia pur solo nella particella C, quella commerciale: con il Pd a difenderne le linee e l’allora candidato a sindaco Alessandro Ghinelli a combattere fino a mezzanotte per modificarlo. E oggi? L’esternazione del proprietario dell’area Marco Carrara non promette niente di buono. Dopo dieci anni tra l’imprenditore e il Comune, il torrente Bicchieraia è largo, larghissimo, più di quel raccordo che lo stesso Ghinelli invoca a quattro corsie. Eppure i boatos non vanno nella stessa direzione. Sotto traccia le trattative sono ancora in corso. Impossibile sapere chi sia seduto al tavolo. L’impressione è che nel laboratorio possa esserci un incrocio di soggetti privati e pubblici.
Uno scenario che riporterebbe le lancette dell’orologio a mesi fa, tra le righe c’era stata l’apertura di un nuovo scenario, la possibile acquisizione dell’area anche a fini pubblici. Operazione incompatibile con le casse di Palazzo Cavallo, se non disegnando una rete nella quale far rientrare tanti soggetti: tra i quali, perché no, la stessa Regione, con il governatore Giani a rilanciare spesso l’importanza nevralgica della città ma anche del suo polo espositivo. E quel polo è lì, faccia a faccia con l’area: potenzialmente già coinvolto nel progetto, la perequazione comprende anche un passaggio pedonale sotto il raccordo, in grado di fare dell’area un ampliamento del risicato parcheggio di Arezzo Fiere. Un quadro che resta solo un’ipotesi, tranne la certezza che nel silenzio le trattative continuino ad intrecciarsi.
Trattative che per ora non tornano a girare intorno al nome di Patrizio Bertelli: mister Prada a quell’area si era interessato concretamente, ma la bufera del Covid aveva raffreddato la pista. Certo, il monito di Carrara sembra anche chiudere per ora il sipario su quella particella C: dodicimila metri quadrati di vendita, anzi 11.500, allora riservati a tre nomi forti. Esselunga. Euronics e Globo, prima che dal supermercato non arrivasse il primo passo indietro. Poi ce n’erano 4400 di magazzini e 2275 di albergo.
Il resto del progetto resta tra gli angoli delle carte millimetrate: le due torri, lo sviluppo edilizio, il verde. Sullo sfondo di un’area che aveva visto Carrara disseppellire l’ascia di guerra in risposta al consigliere di FdI Francesco Palazzini. Lui lamentava il degrado e accusava la proprietà di inerzia, l’imprenditore rispose secco che "non era stato edotto da chi avrebbe dovuto, delle numerose ragioni che riconducono al Comune le cause della situazione". Una pratica quella Lebole che il sindaco ha sempre controllato di persona. Fino alla recente intervista, nella quale aveva confermato l’esistenza "di una trattativa stretta tra un imprenditore privato e la proprietà". Ma quella pratica, aggiunse, non era sul suo tavolo. Lì dove ora ricadono invece le accuse di Carrara, lasciando a Ghinelli la prossima mossa: quale? Rispedirle al mittente.
Lucia Bigozzi