Primi davanti alla morte del figlio Schianto a 200 metri da casa I genitori accorrono sul posto Mamma portata via in ambulanza

La fine a 31 anni di Daniele Saltapari in sella alla due ruote contro un furgone. Il camion stava svoltando a sinistra, impatto fatale. Il giovane è morto sul colpo. Lavorava a Giovi, tornava per pranzo. I suoi allarmi sui pericoli delle strade.

Primi davanti alla morte del figlio  Schianto a 200 metri da casa  I genitori accorrono sul posto  Mamma portata via in ambulanza

Primi davanti alla morte del figlio Schianto a 200 metri da casa I genitori accorrono sul posto Mamma portata via in ambulanza

di Alberto Pierini

"È Daniele". Hanno sentito lo schianto, hanno percorso con la morte nel cuore le poche centinaia di metri che li dividevano dal figlio. E si sono affacciati sulla scena che toglierebbe l’anima e il fiato a qualunque genitore. La fine di un ragazzo di 31 anni, il sorriso sempre pronto, il carattere socievole di chi è felice della sua vita. Si chiamava Daniele Saltapari, è morto sul colpo nell’impatto con un furgone, una sorta di autocarro che trasportava oggetti agricoli.

Erano le 12.40 di ieri e con ogni probabilità Daniele, che dalle prime indicazioni lavorava a Giovi, stava tornando a casa. Siamo sulla provinciale delle Strosce, la bretella di collegamento tra la Setteponti e la Regionale 71. Obiettivo la zona confinante di Campoluci. Daniele è sulla sua moto, un gioiello del quale era orgogliosissimo: all’insegna della prudenza, almeno a giudicare dai consigli che distribuiva sul suo profilo Facebook.

A duecento metri da casa avrebbe dovuto girare a sinistra per raggiungere i suoi. Davanti l’autocarro. Qui si aprono le poche certezze e i tanti dubbi. Il furgone per certo stava svoltando a sinistra, quindi impegnando l’altra corsia. L’impatto di Daniele con la sua moto è sul lato lungo del mezzo, cosa che fa pensare ad una deviazione già impostata.

Cosa è successo? Forse il giovane era in sorpasso o stava impostando la deviazione a sinistra? Forse il mezzo davanti non aveva segnalato in tempo la stessa manovra, dandogli quindi la convinzione che avrebbe proseguito per la strada principale? E’ una risposta appesa alla polizia municipale.

La pattuglia dei vigili guidata dal vicecomandante Massimo Milloni arriva sul posto quasi in contemporanea alla famiglia, ai genitori affranti di fronte al corpo del figlio. Stavolta il problema della circolazione è minore, non siamo nè sulla 71 nè sulle arterie a maggiore percorrenza. La prima emergenza è quella dei soccorsi: l’ambulanza con il medico a bordo arriva poco dopo, ma non c’è neanche il tempo di allertare il Pegaso.

Nell’impatto Daniele è rimbalzato pesantemente in terra, è probabile abbia battuto la testa: il medico non può che certificarne la morte. La mamma, sopraffatta dal dolore, cade a terra per un malore. L’ambulanza corsa per tentare di salvare il figlio porta lei in ospedale.

Alle sue spalle la scena assume i contorni strazianti di tutte queste situazioni. Purtroppo ricorrenti, tragicamente ricorrenti: Daniele è l’undicesima vittima di questo scorcio del 2023, una china impressionante e che rischia di superare il record, amaro, dell’anno precedente.

Si era diplomato geometra al "Fossombroni" nel 2011, molto portato ai mestieri tecnici e non solo, dovrebbe aver lavorato per qualche tempo in una ditta di autoricambi della zona.

Il padre ora è in pensione ma è stato a lungo dipendente della Provincia: il passaparola è corso subito verso il palazzo della Sala dei Grandi, è stato avvertito personalmente anche il presidente Alessandro Polcri, Tanti i colleghi del babbo rimasti gelati da questa notizia. La mamma è parrucchiera e quindi anche lei piuttosto conosciuta.

La striscia di dolore si è allungata così dappertutto: intanto a Patrignone e nella zona di Campoluci, poi rapidamente fino in città. Con il comandante della municipale Aldo Poponcini particolarmente costernato. Da mesi, l’ultimo pochi giorni fa, lancia l’allarme contro gli incidenti stradali, in particolare sulle loro cause più dirette, la distrazione e la velocità. "Stiamo perdendo – ci aveva detto da comandante e da nonno – troppi ragazzi". Neanche il tempo di dirlo e un altro è rimasto lì, riverso sulla strada, a duecento metri da casa e dal pranzo.