FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Poesia del Duce sulle buste del pane. Il fornaio: "Ma ora smetto di usarle"

Sull’incarto di due punti vendita PanArt i versi scritti nel 1928 per esaltare il prodotto tipicamente italiano. Appare anche una M stilizzata con la grafia di Mussolini. "Non faccio politica. I sacchetti? Li ho trovati qui".

Poesia del Duce sulle buste del pane. Il fornaio: "Ma ora smetto di usarle"

Poesia del Duce sulle buste del pane. Il fornaio: "Ma ora smetto di usarle"

C’è bagarre sulla baguette. Benito Mussolini non avrebbe consentito un attacco di articolo così ai giornali del tempo: l’autarchia che cercava non era solo quella dei cereali con la "battaglia del grano" ma anche quella linguistica per rafforzare nazionalismo e consenso. Quella "purezza dell’idioma patrio" che la cosiddetta "Preghiera del grano" stampata sui sacchetti di alcuni panifici PanArt della città e a Lama, in Umbria, rappresenta perfettamente. La bonifica della lingua italiana era considerata importante come quella nell’Agro Pontino: oggi quei versi, banali e bruttini, hanno scatenato un putiferio su una catena di panetterie (ma con proprietà diverse) che sulle buste di carta hanno usato i versi che il Duce (o più probabilmente il fratello Arnaldo) aveva scritto nel 1928.

"Amate il pane, cuore della casa, profumo della mensa, gioia del focolare". Parole altisonanti che sono la prima strofa di una poesia di forte impatto retorico. Non è la prima volta che succede, come spieghiamo nell’articolo a fianco, ma stavolta appellarsi all’ignoranza sull’autore di quelle strofe è decisamente più complicato. In fondo al testo c’è una M stilizzata con la grafia di Mussolini che toglie spazio a qualsiasi possibile fraintendimento.

C’è poca voglia di parlare da dietro il bancone quando si capisce che l’interlocutore non è un cliente in cerca dello sfilatino ma un giornalista che vuol capire e raccontare quello che sta succedendo. I negozi con le buste mussoliniane si trovano in via Antonio Nardi, traversa di via della Chimera e in via Alessandro dal Borro a Pescaiola. "Le buste c’erano già in negozio in grande quantità e noi le abbiamo mantenute. Alla fine valorizzare i prodotti locali resta una delle missioni che tutti noi portiamo avanti. Del resto non mi interessa", dice uno dei gestori. "Non avevo idea che potessero creare tutto questo putiferio – continua uno dei titolari mentre minaccia querele e parla di contenziosi già vinti con l’Anpi – non mi occupo di politica, non è il mio mestiere. Io faccio altro di lavoro. Di certo non le userò più...".

Una ragazza, semplice dipendente di un altro dei punti vendita, spiega che "qualcuno me lo aveva già fatto notare, ma per me sono solo buste fornite dalla ditta che mi hanno indicato quando ho preso la gestione".

Non avviene lo stesso, per fortuna, a Case Nuove di Ceciliano dove c’è un altro punto vendita PanArt: "Non le teniamo, le nostre sono senza scritte" spiega una commessa. E in effetti è così.

Ora si dice che quegli involucri di carta marrone fossero così da anni e che in tanti non si fossero chiesti l’autore di quelle parole né il significato di quella M stilizzata in fondo.

La "preghiera del pane" pubblicata dal giornale Popolo d’Italia il 25 marzo 1928 non è così famosa, a differenza di altre citazioni mussoliniane. In quegli anni si era in piena “battaglia del grano”, Mussolini presiedeva il comitato che la gestiva, ogni anno si teneva una festa del pane e le scolaresche erano chiamate a svolgere un tema sull’argomento. Il Duce in quegli anni compariva a torso nudo come infaticabile aratore, irraggiungibile mietitore e baldo trebbiatore. Era anche presentato come grande poeta, naturalmente.

In realtà la riconversione forzata delle colture ai cereali ebbe conseguenze pesanti per la piccola proprietà contadina perché molti terreni non erano adatti. Il rapporto di Mussolini con il pane non fu felice, tale da non ispirare né ammirazione né rimpianti. Non fu migliore quello con la poesia. Che a sentire i gestori delle due panetterie aretine PanArt già da oggi dovrebbe sparire dai loro sacchetti.