LUCA AMODIO
Cronaca

Mugnai, l’ora dei testimoni. Il processo verso la svolta

Oggi l’udienza cruciale: parlano i familiari del fabbro che uccise Dodoli. L’assalto dell’albanese con la ruspa, la linea della difesa, i dossier dei periti.

Sandro Mugnai in aula insieme all’avvocato difensore Marzia Lelli

Sandro Mugnai in aula insieme all’avvocato difensore Marzia Lelli

Com’è morto Gezim Dodoli? E la casa di Sandro Mugnai, che stava assalendo con la ruspa, sarebbe potuta davvero crollare? Come hanno gestito quei momenti i familiari che si trovavano all’interno durante l’assalto? Sono domande cruciali, da cui dipenderà la sorte dell’artigiano di San Polo, 54 anni, accusato di omicidio volontario. Rischia fino a 21 anni di carcere.

Lui, dalla "Vela" del tribunale, ha ribadito nelle scorse udienze — oggi si terrà la terza — di essersi solo difeso: "Ho sparato solo per fermarlo. Cos’altro potevo fare?" È questa la sua versione, che i legali Piero Melani Graverini e Marzia Lelli difendono a spada tratta, convinti si tratti di legittima difesa. Ed è attorno a questo concetto che ruoterà l’intero processo. Il secondo, a dire il vero, visto che il primo - basato sull’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa - si era concluso con la restituzione degli atti alla Procura, che ha deciso di rilanciare con l’accusa più pesante.

Ora la vicenda approda in Corte d’Assise, davanti alla presidente della sezione penale Anna Maria Loprete, affiancata dal giudice a latere Giorgio Margheri e da sei giudici popolari scelti tra i cittadini. Saranno loro a decidere la sorte di Mugnai.

Il dibattimento è iniziato con la prima udienza a inizio mese. Sono stati ascoltati i primi testimoni: i carabinieri della compagnia di Arezzo, che hanno condotto le indagini, e i familiari della vittima, Gezim Dodoli, che il 6 gennaio 2023 stava abbattendo con una ruspa la casa di Mugnai. È stato ucciso a colpi di fucile dall’artigiano. Un delitto avvenuto "sulla linea telefonica": le due mogli - quella della vittima e quella dell’imputato - si sono parlate poco prima degli spari mortali.

Oggi toccherà ai familiari di Mugnai: la moglie, i figli e altri parenti saranno chiamati a raccontare quella notte di terrore che ha stravolto le loro vite. Cruciali saranno anche le testimonianze del medico legale Mario Gabbrielli, che dovrà chiarire le cause del decesso, e dell’ingegnere Rosario Conè, incaricato delle valutazioni sismiche sull’abitazione di Mugnai.

La difesa insiste: se l’assalto fosse continuato, la casa sarebbe potuta crollare, e qualcuno sarebbe potuto morire. Se questa tesi verrà confermata in aula, si rafforzerà la linea della legittima difesa.

Almeno in teoria. Perché, alla fine, tutto si deciderà in Camera di consiglio, a porte chiuse, salvo poi leggere le motivazioni in sentenza. Ma prima ancora della sentenza, dovranno sfilare decine di testimoni. Sarà una lunga battaglia giudiziaria. Una guerra dei cent’anni.