Salvatore Mannino
Cronaca

Morte Martina, si difende dalle accuse riversando gli atti su web: e giovedì la Cassazione

A pochi giorni dalla sentenza, l’aretino Luca Vanneschi diffonde le carte processuali sulla tragica fine a Maiorca della ragazza

Martina Rossi

Arezzo, 21 agosto 2021 - La storia giudiziaria di Martina giovedì arriverà in Cassazione all’ultimo atto. Nei giorni di vigilia non mancano novità con polemiche. Uno dei due giovani aretini sui quale pende la spada di una condanna a tre anni (da confermare o annullare di fronte ai giudici del Palazzaccio) per la tentata violenza sessuale per sfuggire alla quale la studentessa genovese sarebbe precipitata dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca, ormai più di dieci anni fa, il 3 agosto 2011, prova a suggerire il dubbio.

E’ Luca Vanneschi, che nella coppia sotto accusa è sempre stato considerato il gregario dell’amico più spigliato, Alessandro Albertoni, campione di motocross. E lo fa creando un suo sito Internet in cui campeggia a tutta pagina la riproduzione del grande titolo, «J’accuse», col quale Emile Zola diede il via alla campagna pro-Dreyfus. Per la prima volta, dunque, almeno uno dei due ragazzi di Castiglion Fibocchi, alle porte di Arezzo – entrambi già condannati in Appello – tenta di controbattere anche sul piano della battaglia davanti all’opinione pubblica, come in altri grandi casi giudiziari che hanno spaccato l’Italia, dal caso Montesi al delitto Fenaroli.

Lo fa con un sito che sotto un indirizzo apparentemente neutro, www.processomartinarossi.org, riecheggia la tesi dell’errore giudiziario: «Presunti colpevoli» il titolo, ovviamente riferito a lui e ad Alessandro. E con una citazione di Piero Calamandrei, insigne giurista, il quale invocava che i giudici avessero il Crocifisso davanti e non alle spalle perchè tenessero sempre presente il più grande errore giudiziario della storia, il processo a Gesù.

Ma questa è solo l’introduzione, perchè nel sito Vanneschi sta pubblicando brano a brano gli atti dei quattro processi cui è già stato sottoposto (condanna in primo grado, assoluzione in appello, annullamento in cassazione e nuova condanna in appello). «Vada come vada - fa sapere tramite il suo avvocato Stefano Buricchi - è giusto che l’opinione pubblica giudichi sulle carte».

Su tutto campeggia il racconto (controverso e considerato inattendibile dall’accusa) della governante dell’hotel, Francisca Puga, unica teste oculare, secondo cui Martina si sarebbe buttata. Letteralmente avrebbe scavalcato il balcone con una gamba e poi si sarebbe lasciata andare senza un grido.

Verità assolutamente alternativa rispetto a quella della studentessa che fugge dallo stupro, cerca di scalvalcare verso la terrazza accanto, perde l’appiglio e vola giù, con l’urlo descritto da alcuni testi danesi. In realtà, il racconto della Puga, che la sua testimonianza l’ha resa quasi dieci anni fa dinanzi alla polizia spagnola e poi al tribunale di Palma, sarebbe un ostacolo insormontabile alla tesi della caduta per scappare dai violentatori, ma sia la sentenza di primo grado che quelle di Cassazione e appello bis l’hanno considerata parzialmente inattendibile.

La governante, sta scritto nelle ultime motivazioni, è sicuramente in buona fede ma vede meno di quanto dice, il resto è suggestione. Sarà un punto centrale della cassazione di giovedì, che Vanneschi prova ad anticipare.