
Dal tardo pomeriggio fino a notte fonda, una maratona musicale con artisti emergenti e grandi scoperte. Il direttore artistico Paco Mengozzi: "Valorizzare i giovani è il fulcro del festival. Qui con noi tante emozioni" .
di Marianna GraziAREZZODopo una prima serata di grandi emozioni, in ricordo di Paolo Benvegnù, al Mengo questa sera sarà, letteralmente, tutta un’altra musica. Dalle 18 fino a tarda notte si alterneranno sul palco i Medivh, Mercedes Lorenzo, i Yasmina, gli Osaka Flu, Giorgio Poi che torna dopo due anni dall’ultimo tour a esibirsi live, e ancora Unexpected e infine la rivelazione del 75° Festival di Sanremo Joan Thiele.
Gruppi e artisti emergenti e nomi di primo piano insieme, in una line up che si conferma come sempre eclettica e contemporanea e che nella sei giorni di festival accoglie alcuni dei tour più attesi dell’estate e offre uno spaccato accurato e ricercato della scena musicale attuale. Che dall’Italia si apre verso il mondo, basti pensare che la data ad Arezzo di Giorgio Poi, cantautore polistrumentista di "Vinavil" e "Giorni felici", fa parte di un tour che ha toccato le principali capitali europee, da Berlino a Parigi, da Bruxelles a Londra.
Anche Joan Thiele ha un’anima internazionale: la giovane cantautrice cresciuta tra la Lombardia e la Colombia questa estate sta girando l’Italia con il Joanita Tour, per promuovere l’album nato durante il suo soggiorno a Los Angeles. Arezzo, insomma, durante il Mengo diventa il cuore pulsante della musica.
"Il festival ha un’anima variegata, parte alle 18 con un gruppo di giovani magari, poi un’ora dopo c’è un nome noto e anche quello che accade nel backstage è bellissimo – afferma il direttore artistico Paco Mengozzi –. È un qualcosa di più di un concerto di un grande nome in cui c’è solo lui, qua è una contaminazione costante. Qui si incontrano il talento emergente che si mette in gioco, che deve dimostrare il suo livello, con i grandi artisti che magari qualche anno fa hanno fatto la stessa cosa su altri palchi. C’è una sorta di passaggio di testimone e allo stesso tempo un confronto sul terreno comune della musica su un palco che diventa un luogo di racconto e di bellezza. Per noi la valorizzazione dei giovani è il fulcro, è fondamentale".
Fino a domenica il parco al Prato risuonerà di note e stili musicali per tutti i gusti, dal cantautorato all’indie rock, dall’elettronica al pop: tante anime che si incontrano in un unico palcoscenico, alla ricerca – questo è uno dei cardini del festival – della qualità e dell’attualità delle proposte.
"Per me il Mengo è uno spazio aperto – continua Mengozzi – è una cosa proprio bella e chi c’è dentro lo plasma. È una creatura plasmata da chi ne fa parte, con la cultura, la musica e l’energia come anima".
Pluralità di generi e di voci, di generazioni e di stili, in uno sforzo collettivo (fatto anche dai tanti volontari che si impegnano a tirare su materialmente il festival) che si concretizza in un evento tra i più attesi e amati ogni anno, capace di richiamare un grandissimo pubblico.
"È un’emozione ogni volta vedere il lavoro di tanti mesi che si realizza, il lavoro di tantissime persone che credono in questo progetto. “Incontro“ penso sia la parola che meglio rappresenta l’intento di questa manifestazione: la volontà di unire artisti, persone, pubblico grazie a una chiave comune che è la musica, uno strumento di socialità universale", conclude il direttore artistico.