
Maxiemergenze, la squadra nasce qui Mandò: "Sono un esempio per tutti"
"Sono ragazzi speciali". Nella frase c’è la definizione da professionista dell’emergenza al timone della Centrale 118 e da "babbo" del team Maxi-Emergenze nato nella Asl aretina. Massimo Mandò, da quarant’anni nella prima linea dei servizi a chi è in pericolo, tiene contatti quotidiani con Sara e Samuele impegnati insieme ai vigili del fuoco (tra i quali gli aretini Filippo Barbagli e Piero Conti) nella squadra Usar Toscana che opera in Turchia. "Li ho sentiti, stanno bene e mi hanno fatto emozionare".
Mandò, cosa è il team Maxi-Emergenze?
"Sono medici e infermieri che hanno superato i livelli di una formazione regionale specifica. La Regione ha deciso di costituire con i vigili del fuoco le squadre Usar specializzate nelle operazioni di recupero di persone in scenari estremi di crisi, come i terremoti. I nostri professionisti hanno seguito il corso regionale nel Centro nazionale di formazione dei vgili del fuoco, a Pisa. Chi ha superato i livelli previsti è entrato nella Usar".
E’ una novità per la nostra provincia?
"Sì. Fino a poco tempo fa, medici e infermieri non avevano accesso alla zona rossa. Erano i vigili del fuoco a trasferire nell’aresa sanitaria i feriti. Oggi, invece, si è visto che si possono raggiungere risultati al top se anche medici e infermieri operano al fianco dei vigili del fuoco, portando il primissimo soccorso tra le macerie".
Come è avvenuto nel salvataggio del ventenne estratto dalle rovine ancora in vita?
"Esattamente. Sono attimi preziosi in cui medici e infermieri intervengono sul paziente. Per questo sono formati a operare in cunicoli, sotterranei, pozzi, in ogni situazione di criticità, come i vigili del fuoco".
Quanti professionisti sono nel team di eccellenza 118?
"Sono dai 10 ai 12 infemieri e dai 6 agli 8 medici per ogni area vasta e questo permette la formazione di squadre e la continuità negli interventi. Il responsabile è Luca Pancioni, disaster manager, figura creata ad hoc dalla Asl. Ogni missione dura in media sette giorni, tant’è che adesso stiamo pensando alla sostituzione dei soccorritori in missione. Sara e Samuele dovrebbero rientrare nel fine settimana".
Cosa prova vedendoli in azione?
"Grande soddisfazione. Samuele è il mio coordinatore 118 e Sara è un medico molto bravo che opera anche al pronto soccorso. Ad Arezzo abbiamo la figura unica del medico dell’emergenza. Siamo felici per loro perchè questo è un mestiere che si sceglie. Per chi fa emergenza andare a soccorrere persone è pane quotidiano. Accade oggi in Turchia ma anche ogni giorno con i nostri servizi in tutta la provincia"
Cosa l’ha colpita di più in queste ore?
"L’emergenza è fatta di cuore e cervello e quando salvi una vita è una gioia immensa, è l’ossigeno per andare avanti. E quando vedi morire un bambino è un dolore enorme. Il lavoro dei nostri soccorritori in Turchia è importante anche per i colleghi che restano qui. Eppoi c’è l’orgoglio di avere creato una sinergia vincente proprio ad Arezzo".
A cosa si riferisce?
"L’emergenza non si improvvisa, si costruisce, ci si lavora, ci si forma, si studia e non si finisce mai. Abbiamo un Centro di informazione all’avanguardia formato da medici rianimatori, chirurghi, professionisti di 118 e pronto soccorso. Siamo riusciti a integrare profili e competenze e a prepararci simulando tutti insieme scenari critici. Lo abbiamo fatto anche nel caso dell’uomo ferito all’addome dal cognato. L’azione coordinata e simultanea del team di professionisti ha consentito di salvargli la vita".
Lucia Bigozzi