Maturità tra mascherine e distanze Presidi già mobilitati per gli esami

La prudenza regna sovrana. All’Itis candidati nei corridoi e finestre aperte. Tutti favorevoli alle Ffp2 fisse. Spazi grandi e auditorium saranno usati per gli scritti. Sanificazione sistematica alla fine di ogni colloquio

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di Alberto Pierini

Gli esami sotto esame. Dopo due anni di maturità in naftalina, ridotta ad un colloquio o poco più, la macchina prova a riaccendere i motori. E’ l’ultima ripartenza, quella più delicata: tutti in aula, tutti tra i banchi, armati di penna e calamaio. E la mascherina? Il tema tiene banco, e non banchi, a livello nazionale. Perché l’obbligo arriva fino al 15 giugno e la prima prova è fissata al 22. Sembra scontata una proroga, ma non è ridotto il fronte di chi invita a non tenere gli studenti imbavagliati per sei ore. I presidi votano prudenza.

"Abbiamo fatto 30, facciamo 31" dice in sintesi dal Liceo Scientifico Monica Cicalini, che pure a titolo personale sarebbe tentata di calare la maschera ai suoi ragazzi. Ed è una linea mai tanto condivisa. "Lo confesso, alla fine questo Covid mi ha messo alla prova – commenta dal Pier della Francesca Luciano Tagliaferri – e dipendesse da me punterei sulla mascherina". Il motivo è semplice. "Se ti ammali schiacci in casa perfino in questa fase due settimane, non è poco". Non è poco per nessuno e tutti gettano la prudenza al di là dell’ostacolo.

"Ne sono talmente convinto che intendo sistemare i ragazzi nei corridoi" rilancia dall’Itis Galilei Alessandro Artini. "E’ vero che in teoria sono le zone più complicate da aerare ma sono quelle più ampie e dove è possibile mantenere meglio le distanze". E il ricambio di ossigeno? "Terremo aperte tutte le aule e le finestre": giugno dovrebbe venire incontro con il bel tempo e chissà che dall’esterno qualcuno non ne approfitti per mandare qualche "aiutino", come nei film di don Camillo.

"E anche per i colloqui presteremo la massima attenzione" riprende Tagliaferri. Niente mascherina al colloquio, beninteso ma in questo caso le distanze dovrebbero essere in cassaforte. "Ma tra un ragazzo e l’altro sanificheremo tutto l’ambiente". Un impegno in più per il personale delle pulizie e forse un allungamento dei tempi: ma dopo tre anni è un prezzo che tutti pagano volentieri. "Non ho grandi paure – spiega dal Classico Mariella Ristori – abbiamo discreti spazi, accessi separati e possibilità di aerare: ma anch’io spero che l’obbligo di mascherina resti, sei ore nello stesso ambiente sono tante". Dal Fossombroni Cammerieri punta sulla vocazione da geometri. "Stiamo definendo spazi e distanze: per guadagnarci questo ritorno alla normalità ne vale la pena".

Anche se poi le scelte drastiche dei presidi non è detto resistano alle commissioni. "Il presidente all’insediamento vede i locali e prende le scelte definitive, non è detto coincidano con le nostre" commenta Artini da buon leader dei presidi toscani. Al Redi la preside prepara la mappa. "Abbiamo sedici quinte da sistemare": è la sua prova d’esame e come i ragazzi non vuole lasciare nulla d’intentato.