
di Massimo Pucci
"Quando ci siamo accorti che non erano veri carabinieri, ormai era troppo tardi e ci tenevano in scacco". Sono le parole dell’uomo vittima di una rapina insieme alla moglie ad opera della banda di falsi militari che sta battendo le province di Perugia, Siena e anche quella di Arezzo. L’episodio è accaduto domenica sera a Badicorte, nel comune di Marciano, nel mirino sono finiti marito e moglie, 59 anni lui, 55 lei, conosciuti e stimati imprenditori di Castiglion Fiorentino.
"Stavamo viaggiando verso il casello di Monte San Savino, quando da dietro abbiamo visto un lampeggiante – racconta l’uomo – ad un certo punto l’auto ci ha affiancato e abbiamo visto una paletta con cui ci è stato intimato di accostare". Il conducente si è così fermato in una piazzola, al finestrino si è presentato un uomo vestito di scuro con una pettorina: "Aveva una mascherina nera – ricorda il malcapitato – e una specie di passamontagna o comunque un cappuccio scuro. Ci ha detto che erano a caccia di un ricercato e per questo mi hanno fatto scendere dalla vettura, chiedendo di mostrare i polsi per verificare la presenza di un tatuaggio".
Di tatuaggi l’imprenditore non ne aveva, ma quella era solo una mossa-diversivo per prendere tempo e favorire l’azione della banda, l’uomo non ricorda chiaramente se il suo interlocutore si sia qualificato come un carabiniere o un altro operatore delle forze dell’ordine. "Mi ha detto di appoggiarmi al baule posteriore perché doveva perquisirmi – ricorda il 50enne – a quel punto ha iniziato a svuotarmi le tasche, mi ha preso il portafogli, nel frattempo un altro uomo ha aperto la portiera e ha iniziato a mettere le mani addosso a mia moglie che si è agitata, ha chiesto aiuto, è stato allora che l’hanno colpita al volto".
Pochi istanti che alla coppia di malcapitati sono sembrati un’eternità, in realtà una manciata di secondi in cui i rapinatori si sono messi in tasca, portafogli, gioielli e cellulari dei due. Quando il marito ha cercato di intervenire per difendere la moglie, è stato colpito con una gomitata. Poi un fuggi-fuggi, i due rapinatori sono saliti sull’auto dove un terzo complice li attendeva dandosi alla fuga. La descrizione dell’episodio combacia con quella che hanno fatto altre vittime di questo genere di azioni che a questo punto hanno una sola origine: la banda dei finti poliziotti o finti carabinieri.
Di certo, almeno stando alla ricostruzione del 50enne castiglionese, l’uomo che ha parlato era italiano, forse con un’inflessione del sud, ma non certo un accento straniero. L’episodio è accaduto quando ormai in Valdichiana era buio e la presenza delle mascherine e dei copricapo rende complicato l’identikit e la ricostruzione dell’aspetto fisico del rapinatore. "Insieme a mia moglie – ricorda l’uomo – siamo andati a chiedere aiuto alla casa più vicina, è da qui che abbiamo chiamato i carabinieri e poi nostro figlio che ci ha raggiunto". Di lì a poco è arrivata una pattuglia dalla caserma di Lucignano, sul posto si è recato anche il 118 con un’ambulanza, ma la coppia ha preferito recarsi autonomamente al pronto soccorso per farsi refertare quasi subito.