L’intrigo lancia d’oro Terrazzino sì o no? È più vicino il ritorno sotto la tribuna A

Ancora incertezza sulla cerimonia che però potrebbe tornare all’antico. Le altre ipotesi sono l’affaccio che dà su Borgunto e il Palazzo di Fraternita. Chiavini è disponibile a ospitare la consegna: "Ma a certe condizioni".

L’intrigo lancia d’oro  Terrazzino sì o no?  È più vicino il ritorno  sotto la tribuna A

L’intrigo lancia d’oro Terrazzino sì o no? È più vicino il ritorno sotto la tribuna A

di Federico D’Ascoli

Come avevano chiesto in coro i quattro rettori, come aveva spiegato La Nazione. La lancia d’oro potrebbe tornare nel suo spazio naturale, il declivio sotto la tribuna A, dopo sei anni di esilio su uno dei terrazzini di piazza Grande. Quasi tramontata l’ipotesi di uno spostamento nel Palazzo di Fraternita, a undici giorni dalla Giostra torna prepotentemente di moda la tradizione. Rispolverare quella cerimonia ha funzionato bene dal 1932 al 2015, trasformando la fine della Giostra in una grande festa di popolo. Prima di essere sostituita dal terrazzino, senza un vero perché.

Serviranno, naturalmente, una serie di cautele di pubblica sicurezza per evitare l’ingorgo all’uscita dalla tribuna A. Ma l’obiettivo non è impossibile: "Basterebbero pochi steward ben preparati, come nei grandi stadi, per gestire i problemi", aveva suggerito in un’intervista al nostro giornale il rettore di Porta Sant’Andrea Maurizio Carboni. La sua aperta contrarietà al terrazzino è condivisa dagli altri rettori e da buona parte del mondo della Giostra.

Carlo Chiavini è un ottantenne dalla squisita cortesia e dalla parlantina brillante: è un importante broker assicurativo che ha lanciato una società a Milano, dove vive. Le sue radici aretine sono la passione per Porta Crucifera e quel terrazzino con vista sulle carriere che dal 2016 è diventata la nuova casa (privata) del trofeo della Giostra.

"Fin dall’inizio sono stato onorato di ospitare la consegna e lo sono ancora. Ma devo aggiungere che, con il passare degli anni, mi sono reso conto che la cerimonia è diventata invasiva, soprattutto con l’esposizione del trofeo che non ci permette di vedere il Saracino affacciati dal nostro terrazzino. Per questo a settembre ho chiesto cortesemente al sindaco di trovare un’altra soluzione".

Il proprietario dell’affaccio che dà su Borgunto, un paio di anni fa, ci aveva raccontato la simpatica storia della nipotina Dora che aveva annodato il suo fazzoletto alla lancia vinta da Porta Crucifera, ora è tornato per qualche giorno al centro della cronaca.

Dalla scelta di lasciare casa Chiavini è iniziata la lunga partita per trovare l’alternativa: sembra destinato a vincere l’usato sicuro. Con nove mesi di tempo la soluzione partorita, quella del Palazzo di Fraternita, risulta poco convincente sul versante dell’ordine pubblico. La lancia d’oro dovrebbe infatti uscire da una porticina laterale nella zona più caotica del dopo-Giostra. Proprio di fronte alle Logge Vasari dove ci sono due o tre quartieri in uscita, più una parte della tribuna A che defluisce: un imbuto pericoloso.

Nel frattempo, la famiglia Chiavini si è dichiarata disponibile, ad alcune condizioni: sul terrazzino si affaccerebbero spettatori in abiti borghesi durante le carriere con alla fine l’arrivo del sindaco in costumi medievali con il rettore vincente e i valletti della lancia d’oro.

"Sono stato contattato dalle autorità nei giorni scorsi: mi hanno chiesto un’ulteriore disponibilità, solo per quest’anno. Ho risposto di sì, chiedendo però di poter vedere le carriere dal terrazzino: vorrei fare un regalo alla mia famiglia e ai miei ospiti" conclude Carlo Chiavini.

Il ritorno della lancia d’oro sotto la tribuna A, più vicino che mai, risolverebbe ogni problema.