LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Lingotti, mezzo mondo alla porta: "La richiesta c’è, dati positivi". Da Ciabatti l’appello al governo

La regina di Italpreziosi boccia la strategia Usa ma non perde l’ottimismo. "Tanti nuovi mercati". La sua azienda in controtendenza. "Si rafforza il bene rifugio ma aiutiamo le piccole imprese".

Ivana Ciabatti al timone da oltre quarant’anni di Italprezioni analizza la fase alla vigilia della decisione di Trump sui dazi

Ivana Ciabatti al timone da oltre quarant’anni di Italprezioni analizza la fase alla vigilia della decisione di Trump sui dazi

"Non sono mai scesa a compromessi. Oggi lotto per dare un’opportunità ai giovani". Low profile per natura ma visione aperta sul mondo e i suoi cambiamenti. Con la capacità di intercettare le "fasi" di bonaccia e quelle di tempesta: sarà anche per questo che Forbes l’ha scelta tra i cento manager di spicco con una leadership innovativa e attenta alla sostenibilità. Al timone di Italpreziosi Spa da oltre quarant’anni, Ivana Ciabatti misura il polso alla "febbre dell’oro".

Come stanno influendo i dazi sul settore orafo?

"Sono negativi per chi li dispone e per chi li riceve. Mi occupo di scenari geopolitici da molto tempo e guardo a ciò che accadde nel 1929, quando gli Usa misero i dazi perchè in forte recessione. E alla recessione seguì la depressione economica".

Che scenari vede?

"Siamo in un’epoca caratterizzata da un nuovo ordine mondiale e nella quale si sta delineando una nuova geografia degli scambi internazionali".

Esiste una exit strategy?

"Non non dobbiamo abbatterci. Il mondo è affamato di Italia Life Style. Ci sono nuovi mercati dove ogni anno emergono nuovi ricchi. Mercati da esplorare e il governo deve aiutare le aziende ad aprire i canali per raggiungerli".

Come?

"Con azioni mirate di internazionalizzaione. Governo e associazioni di categoria devono prendere per mano piccole e medie aziende e portarle a sperimentare nuove opportunità. Ora ci troviamo dentro una tempesta perfetta, tra l’effetto dazi e le continue oscillazioni delle quotazioni dell’oro. E in attesa che le aziende si riorganizzino è fondamentale che il governo pianifichi una serie di interventi.

Quali sono i mercati sui quali puntare la rotta?

"Sto riflettendo e studiando: ho incontrato persone che arrivano dall’Oriente - Indonesia, Singapore, Corea - e mi parlano di un’economia sana e in sviluppo. I Brics che rappresentano il 40 per cento del Pil mondiale stanno crescendo; purtroppo l’Occidente arranca da diversi punti di vista. Mi rendo conto che aprire nuovi mercati non è semplice nè veloce e per questo è fondamentale l’intervento del governo".

Da un lato l’oreficeria rallenta il passo, dall’altro i metalli preziosi spiccano il volo. Come lo legge?

"L’oro è il termometro delle varie crisi. E misura anche questa fase di grandi cambiamenti epocali caratterizzati da incertezza, probmeli economici, finanziari, geopoliti, l’effetto de-dollarizzazione e de-globalizzazione, l’indebitamento dei Paesi. Ci sono guerre sul campo ma anche guerre sulle valute, con la Cina che vuole affermare la propria sullo scacchiere internazionale. E in questo contesto l’impennata dell’oro riflette lo status quo".

Perchè anche il privato acquista oro nonostante il prezzo alle stelle?

"Perchè duemila anni di storia insegnano che il potere d’acquisto dell’oro non cambia. È una riserva delle Banche centrali, è considerato valuta. Il concetto è: con l’oro in casa non si muore di fame. Oggi il privato lo acquista anche per diversificare gli investimenti. C’è stata una domanda fortissima dalle Banche centrali e cominciano ad acquistarlo anche quelle dei Paesi in via di sviluppo. Quest’anno ci sono stati acquisti da parte di privati in Italia e in Europa ma i più attivi sono stati i consumatori asiatici“.

La sua azienda in questo campo è tra le più importanti al mondo: come vanno le cose?

"Abbiamo diversificato: lavoriamo con i privati, le Banche centrali, il settore industriale e quello della gioielleria anche se quest’ultimo registra un rallentamento nella domanda. Ma l’andamento è positivo".

Ci racconta lo straordinario legame che lei ha creato con il mondo delle miniere?

"Abbbiamo partecipazioni nelle miniere in Messico, Colombia, Stati Uniti e Spagna. Siamo antesignani di una rivoluzione perchè abbiamo avvicinato il mondo delle miniere a quello della produzione con un percorso sostenibile varato già nel 2007. Siamo stati tra i primi al mondo a porci il problema della tracciabilità e della dignità del lavoro nel mondo minerario. Ho visitato le miniere e visto le condizioni: ho deciso di dare il mio contributo che dura da vent’anni e al quale lavora anche mia figlia Alice che ha presentato un progetto alle Nazioni Unite. Con i miei collaboratori siamo orgogliosi di contribuire nel nostro piccolo a creare un mondo più equo e migliore".

Dovesse dare un consiglio al sistema produttivo aretino cosa suggerirebbe?

"Mi rendo conto che in questa fase ci sono tante sfide ma ci siono anche opportunità. Occorre essere più uniti, sono ancora molte le aziende piccole e per essere forti sul mercato internazionale occorre fare sistema perchè oggi non possiamo improvvisarci: occorre avere cultura , finanza e una conoscenza molto attenta dei mercati internazionali".

Lei ha guidato per anni gli imprenditori per la pace a Rondine: è vero o è una leggenda che l’oro voli specie in momenti di tensione e conflitti?

"L’oro misura le crisi. Io adoro Rondine, sono orgogliosa di essere un imprenditore di pace e proprio per l’esperienza che ho maturato a Rondine, so che qualsiasi conflitto si risolve con il dialogo".