REDAZIONE AREZZO

Le stragi naziste e l’odissea risarcimenti: "Tentare di fermarli raddoppia il dolore"

L’intervento dello storico della Resistenza e vice sindaco di Cavriglia sulle recenti mosse degli organi dello Stato

Filippo

Boni *

192 uomini innocenti massacrati e bruciati in pochi giorni in un’estate lontana 80 anni dai nazifascisti, nel luglio 1944, il secondo eccidio in termini numerici della Toscana, il quarto in Italia. Una giustizia penale e civile che manca da troppo tempo per i familiari delle vittime e che sembra non voler mai arrivare. A Cavriglia, il comune che annovera il maggior numero di richieste di risarcimento in Toscana (circa cento) per quegli eccidi, siamo in attesa, ma è un’attesa tutt’altro che serena nel leggere le notizie di queste settimane. Dopo l’avvio dell’iter giudiziale di ottobre relativo ai risarcimenti per i familiari e per il Comune stesso, attendiamo due nuove udienze che si svolgeranno nel prossimo bimestre presso il Tribunale di Firenze.

Il sindaco Leonardo Degl’Innocenti o Sanni, molto coinvolto e preoccupato, a dicembre ha partecipato alla conferenza stampa in Senato con il senatore Dario Parrini e altri primi cittadini toscani, nella quale si manifestava un totale dissenso nei riguardi dell’approccio fin ora dimostrato dall’Avvocatura di Stato in queste cause. Ma dalle novità che stanno emergendo in queste settimane la situazione sembra tutt’altro che cambiata, anzi.

Un abissale e profondo senso di smarrimento pervade chi ha subito questi massacri, nell’assistere all’atteggiamento dell’Avvocatura che in questi mesi si sta costituendo in giudizio ed ha bloccato l’iter giudiziario delle prime sentenze emesse a favore dei risarcimenti dei familiari. Così, se con il decreto Draghi dell’aprile del 2022, per la prima volta in 80 anni di storia, si era aperta la possibilità per tutti i familiari delle vittime di essere risarciti per le barbarie patite durante la guerra, lo stesso Stato che aveva partorito quel decreto, intercettando un fondo Pnrr di 55 milioni (poi saliti a 61), attraverso l’Avvocatura ora in molti casi sta opponendosi adducendo ragioni a dir poco inaccettabili. Sembra ci sia un tentativo, incomprensibile e inaccettabile, di annichilire la memoria ed ogni sua forma, espressione, traccia, testimonianza, che da 80 anni grida giustizia e verità.

L’ennesima umiliazione per i familiari che, dopo non avere ottenuto giustizia penale per 80 anni (ricordiamo che i faldoni delle inchieste alleate sulle stragi furono inabissati presso la procura militare di Roma di via dell’Acquasparta numero 2 fino alla seconda metà degli anni Novanta impedendo l’imbastitura della maggior parte dei processi), ora si ritrovano a combattere contro una parte del proprio Stato che vorrebbe negare loro i risarcimenti. Con una mano quindi si prova a dare e con l’altra si prova a togliere.

Un paradosso incredibile e inaccettabile che riguarda anche la provincia di Arezzo. Se a Civitella in Valdichiana in questi giorni il Mef incredibilmente ha fatto sapere a Sestilio, un figlio di un massacrato già in possesso di una sentenza penale del 2006, che non può ottenere risarcimenti eccependo la prescrizione, a Cavriglia l’attesa delle nuove udienze è inquieta.

Fino a oggi, infatti, questa comunità non ha mai ottenuto giustizia, né penale né civile. Negli anni Cinquanta il gerarca Schmalz, forse coinvolto, fu assolto. Da allora solo un assordante e incredibile silenzio. È per questa ragione che l’amministrazione comunale lo scorso anno ha sensibilizzato la popolazione coinvolta a intraprendere un procedimento verso la Germania volto ad ottenere i risarcimenti. Le notizie di questi giorni però, lasciano fiele nei familiari.

Il fiele di chi non vuole sentirsi vittima doppiamente. Perché nessuno mai al mondo può dimenticare che il sangue dei civili innocenti massacrati dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale in Italia ha intriso tutti gli articoli della nostra Costituzione, su cui si ergono le fondamenta del nostro Stato e della nostra stessa libertà. Opporsi al riconoscimento di un risarcimento al dolore di questa gente, significherebbe opporsi a noi stessi, al senso che ha preso la nostra stessa vita.

* vice sindaco di Cavriglia, autore del libro "Muoio per te. Cavriglia, luglio 1944, un massacro nazista che l’Italia ha dimenticato" (Longanesi) e familiare di una vittima della strage