di Lucia Bigozzi
Il lavoro c’è, i lavoratori meno. Le aziende li cercano con il lanternino nell’anno vero della ripartenza dopo il freno della pandemia. I numeri certificano la tendenza già mostrata nei focus di inizio anno ma adesso c’è il plus un dato che sta diventando strutturato. Il monitoraggio di Excelsior Unioncamere sulle previsioni del fabbisogno delle imprese disegna una realtà aretina dove nel mese di aprile le nuove assunzioni previste sono 2620. Significa nuovi contratti e di questi, più della metà (il 52,3 per cento) riguarda il comparto industria e il 47,7 quello dei servizi. Tra aprile e giugno è previsto un balzo in avanti con 8150 nuovi posti di lavoro necessari a coprire le esigenze del mondo produttivo. Se le opportunità crescono, a rallentare è il tasso di ingresso in azienda che per la provincia aretina è al 3,5 per cento. È la performance più bassa dopo Pistoia nel "borsino" che registra il trend delle province toscane. È in linea con l’andamento nazionale ma inferiore alla media toscana (4,6 per cento). Vuol dire che camminiamo, ma andiamo più piano degli altri.
Tuttavia, la novità che l’analisi di Excelsior-Unioncamere evidenzia, sta nella tipologia professionale richiesta dalle aziende che in qualche modo ribalta schemi consolidati anche alle nostre latitudini e rappresentano un segnale su cui riflettere, a cominciare dalle famiglie e dai ragazzi alle prese con la scelta degli istituti superiori. È un vecchio tasto dolente ma oggi è diventato un dato rilevante che, in un certo senso, tratteggia anche il profilo di un’economia che cambia. L’analisi registra un’offerta di lavoro in aumento ma sempre più calibrata su profili di specializzazione.
Su 2620 nuove assunzioni ad aprile, il 12,2 per cento sono per dirigenti, tecnici e professioni specializzate. Qui, Arezzo svetta - a parte Firenze (16,2 per cento - insieme a Pisa, nel panorama regionale.
L’altro dato interessante si concentra su impiegati, professioni commerciali e nei servizi. Il 36,2 per cento del totale è richiesto in questi campi specifici. Ma il "boom" sta alla voce "operai specializzati, conduttori di impianti e macchine": qui la richiesta di lavoratori da assumere è pari al 46 per cento del totale, evidenziando la forte necessità da parte delle imprese di addetti qualificati. La riprova sta nel 9, 1 per cento classificato come "professioni non qualificate": tradotto in valore assoluto vuol dire che a livello provinciale si cercano solo 238 dipendenti senza alcun titolo.
Non è finita: sommando il dato sugli operai super-specializzati (46 per cento) con quello dei dirigenti e tecnici (12,2 per cento) si ottiene un 58 per cento che rappresenta oltre la metà del totale e in termini assoluti si traduce in 1524 nuove assunzioni, ovvero quasi il totale dei lavoratori richiesti ad aprile dal mondo delle imprese.
Un quadro che conferma un processo sempre più proiettato ad affinare tecniche e qualità dei prodotti. Sul versante delle imprese, l’analisi di Excelsior Unioncamere rileva l’investimento delle aziende in tecniche di sviluppo sofisticate per elevare il livello di competitività sui mercati; dall’altro dimostra che il lavoro aumenta nei settori ad alta specializzazione. Va da sè che un profilo professionale in linea con le esigenze del mondo produttivo ha maggiore garanzia di un contratto sicuro. È quello che accade, ad esempio, nel settore manifatturiero e dei servizi in ambito ricettivo e della ristorazione: tutti cercano dipendenti da contrattualizzare, ma spesso è una "caccia" a vuoto. Vale anche per il settore orafo: su oltre mille aziende ogni anno vanno in pensione 300 operai, ma la scuola orafa del Margaritone riesce a garantire un contratto in tasca, ancora prima del diploma, solo a 25 ragazzi.