
Arezzo è a metà della classifica regionale sullla disparità salariale uomo-donna
di Serena ConvertinoAREZZOIl lavoro non è uguale per tutti. A dirlo, è una formula anglosassone, quella del ’gender pay gap’ che indica la differenza tra la retribuzione di donne e uomini a parità di ruolo lavorativo. Una differenza a svantaggio delle donne, che continua a pesare ma che negli anni è sempre più in via di assottigliamento. Come indicano i dati regionali forniti dall’Ente italiano di normazione (Uni), anche Arezzo spinge sull’acceleratore nella corsa alla parità di genere nei luoghi di lavoro. Nell’arco di un anno, i siti aretini certificati UNI/PdR 125, lo standard che misura le politiche aziendali per ridurre il gender gap, sono passati da 38 a 120: un incremento significativo, pari al +215%, che fotografa un territorio in movimento, nonostante il divario con le province più avanzate resti netto.
Il dato è emerso venerdì alla Sala Corsi della Camera di Commercio, durante la seconda tappa del roadshow “No Gender Gap”, promosso da Uni, con la collaborazione del Comitato Imprenditoria Femminile e della consigliera regionale di parità Maria Grazia Maestrelli. La certificazione UNI/PdR 125, pur non essendo una “pagella” del gender pay gap, ma un riconoscimento per l’impegno attivo a ridurlo, mostra che l’interesse e l’impegno delle aziende per le politiche di parità è comunque in crescita.
Ma se il trend è positivo, il confronto regionale mostra luci e ombre. Firenze guida la classifica con 637 siti certificati, più che triplicati in dodici mesi (erano 192). Seguono Pisa che passa da 74 a 229, Lucca, da 41 a 179, e Livorno da 36 a 154. Arezzo, con i suoi 120 siti, si piazza a metà classifica: sopra Siena e Prato, ma dietro a quasi tutte le province costiere e al capoluogo. Il conteggio di nume non prende in considerazione solo le aziende, ma anche le filiali, le sedi distaccate e gli stabilimenti. Uno ’show’, quello dell’Ente italiano di normazione, che segna l’asticella, anno dopo anno, dei numeri da battere. Non per il puro gusto di farlo, ma per arrivare a costruire ed abitare una società più inclusiva e paritaria a partire dal suo cuore pulsante. Quello del mondo del lavoro. Per Arezzo, terra di manifattura e di forte vocazione artigiana, la sfida è doppia: da un lato consolidare i progressi sul fronte della certificazione, dall’altro colmare il gender pay gap. E non solo, tutti quei ’gap’, ovvero quegli abissi di differenza e disparità sociale uomo-donna.
Secondo il report 2025 del World Economic Forum, l’Italia ricopre l’85esimo posto su 148 Paesi presi in considerazione dall’Indice globale di disparità di genere (Global Gender Gap Index), segnando un lievissimo miglioramento rispetto al 2024. Secondo una stima del World Economic Forum, al ritmo attuale serviranno ben 123 anni per colmare il divario di genere a livello mondiale.