Lasciano i figli dopo il parto Venti i casi in pochi anni I dietrofront in ospedale

Le mamme possono partorire in anonimato e rinunciare al riconoscimento. L’esperta Petruccioli: "La donna non è sola. Percorso condiviso con gli specialisti".

Lasciano i figli dopo il parto  Venti i casi in pochi anni  I dietrofront in ospedale

Lasciano i figli dopo il parto Venti i casi in pochi anni I dietrofront in ospedale

di Lucia Bigozzi

I numeri sono piccoli, ma dietro ci sono storie enormi. Storie di donne che decidono di affidare il figlio messo al mondo a chi potrà crescerlo e garantire il futuro che lei non sa o non può assicurare. E storie di bimbi che incontrano una nuova famiglia e proseguono il cammino nella vita. Nel 2022 sono solo due i casi di parti in anonimato negli ospedali delle tre province Asl Toscana sud est (Arezzo, Siena e Grosseto); nessuno nell’anno della pandemia, due nel 2020 mentre il 2019 è l’anno con il picco maggiore: dieci casi. Dal 2018 sono venti. Madri in difficoltà, per motivi economici, familiari o sociali, per ragioni che impattano con fasi in cui una donna non ce la fa. Accade a tutte le età: dalla diciottenne alla donna adulta, magari già con figli. La decisione è l’atto più forte, quello che strappa un legame di sangue. Per questo la madre che decide di non riconoscere il figlio non è sola: c’è un percorso che la protegge e professionisti che l’accompagnano. "Da oltre venti anni in Toscana esiste una rete sanitaria e sociale che segue la madre. Un ’paracadute’ che assicura l’anonimato e la presa in carico del bambino", spiega Patrizia Petruccioli, responsabile dell’area materno-infantile dell’Ostetricia della Asl. Il filo si può spezzare definitivamente entro i dieci giorni previsti dalla legge, e in quel caso il tribunale dei minori assegna il bimbo all’adozione di una famiglia.

Ma sono anche i giorni in cui quel filo si può riannodare: "La madre in piena libertà e nella consapevolezza di una rete integrata di sostegno al suo fianco, può tornare indietro. In quel caso la procedura viene annullata e attraverso un sistema telematico della Asl, modifichiamo le informazioni e attiviamo la procedura per il riconoscimento". L’obiettivo del parto in anonimato è "la sicurezza per madre e bambino in tutti i punti nascita degli ospedali aretini, pronti ad accogliere. Accanto a loro, ci sono professionisti formati che si prendono cura di ogni necessità della donna e del futuro del figlio, secondo l’iter previsto dalla legge", sottolinea Petruccioli. Tuttavia, non c’è solo l’aspetto sanitario perchè "tuteliamo la sofferenza della donna che si trova a prendere una decisione che lascerà il segno per la vita. Nei dieci giorni dal parto, il bambino viene assistito dalla neonatologia che diventa l’affidatario temporaneo. Poi, scatta l’adozione disposta dal giudice. La novità introdotta dall’aggiornamento normativo, prevede che alla maggiore età il figlio possa chiedere al giudice di conoscere la madre biologica, ma solo se lei lo vuole".

Patrizia non ama parlare di sè, ma in oltre trent’anni di ostetricia, ha vissuto esperienze forti, sia nella rinuncia che al passo indietro. "Quando accompagniamo i nuovi genitori al riconoscimento è un momento molto intenso, come quando la madre ci ripensa e sceglie di vivere con suo figlio".