La tragedia sul lavoro. Brenda morì nel frantoio: "Condotta imprudente". E l’azienda non ha colpe

Archivato il caso dopo l’incidente fatale alla Mariotti Calcestruzzi. Il titolare dell’impresa aveva messo in sicurezza la postazione. Un malore o una disattenzione avrebbero causato la caduta tragica.

La tragedia sul lavoro. Brenda morì nel frantoio: "Condotta imprudente". E l’azienda non ha colpe

La tragedia sul lavoro. Brenda morì nel frantoio: "Condotta imprudente". E l’azienda non ha colpe

di Sara D’Alessandro

Nessun responsabile per la morte di Francesco Brenda, l’operaio di 52 anni della Mariotti Calcestruzzi che nel gennaio del 2022 perse la vita all’interno di un frantoio per gli inerti.

A stabilirlo è stato il giudice per le indagini preliminari Claudio Lara, che lo scorso 12 aprile ha archiviato il caso. Un malore o una disattenzione avrebbero causato il tragico incidente e secondo il tribunale anche la condotta dell’uomo definita "imprudente" potrebbe aver determinato il sinistro fatale. L’incidente scosse tutta la vallata e la Procura aprì da subito un fascicolo con l’accusa di omicidio colposo verso il titolare dell’azienda Antonio Mariotti, nei confronti del quale, da un punto di vista amministrativo, scattò il verbale con l’obbligo di conformare la struttura alle norme di sicurezza. Erano le 10 circa, quando Brenda, operaio esperto che lavorava nell’azienda dai primi anni ’90, fu ritrovato senza vita all’interno della tramoggia, un macchinario ad imbuto usato per triturare e ridurre in parti fini i rifiuti provenienti dai cantieri alla base del calcestruzzo.

L’altezza del parapetto risultò inferiore di pochi centimetri rispetto a quanto previsto dalla normativa, ma quei pochi centimetri, secondo le indagini, non avrebbero comunque impedito la caduta di Brenda.

Proprio l’assenza di irregolarità nel macchinario portò, poche settimane dopo, al dissequestro del frantoio. In base a quanto ipotizzato dal perito Fabio Canè, l’uomo potrebbe aver perso l’equilibrio ed essere caduto all’indietro o aver avuto un malore finendo nel macchinario a testa in giù. Probabilmente anche se avesse indossato il casco di protezione, l’operaio non avrebbe potuto salvarsi. Lo scorso marzo arrivò la richiesta di archiviazione che trovò tuttavia l’opposizione dei familiari e così a luglio la decisione del giudice di concedere altri sei mesi di tempo per raccogliere nuovi elementi.

A oggi, secondo il tribunale, come ha sostenuto il Pm nella richiesta di archiviazione, l’unico indagato ovvero il titolare dell’azienda Antonio Mariotti, non avrebbe alcuna responsabilità in quanto avrebbe dotato la postazione delle protezioni richieste dalla legge, sufficienti quindi per non far precipitare Brenda. Nell’ordinanza infine viene definita "imprudente" la condotta del lavoratore, che pur essendo un operaio esperto si sarebbe appoggiato sul corrimano dando le spalle ad un macchinario lasciato ancora acceso e in funzione.

Per questi motivi non sarebbe ipotizzabile uno sviluppo penale del procedimento, da qui l’archiviazione del caso come prevede la legge Cartabia.

La sentenza arriva a pochi giorni di distanza dalla morte sul lavoro di Manuel Cavanna il 23enne di Cortona colpito da un tubolare di ferro in un’azienda che produce strutture in metallo.

Anche in questo caso è stata aperta dalla Procura di Siena un’inchiesta per omicidio colposo che vede due persone iscritte nel registro degli indagati.