
La traccia di Placido Sul red carpet nasce l’idea Una scuola di cinema nel convento Santa Chiara
di Lucia Bigozzi
Non è solo un coup de foudre. C’è qualcosa in movimento che il red carpet a cielo aperto ha generato nella serata che mette il sigillo al Castiglioni Film Festival. Nove anni dentro il mondo del cinema e i suoi mestieri, in un faccia a faccia senza filtri tra aristi e appassionati.
Non è solo un coup de foudre quello tra la città del Cassero e Michele Placido. Perchè l’idea, l’ipotesi, l’aspirazione prendono forma proprio sul prato dove il grande schermo amplifica "L’ombra di Caravaggio" catapultando cinquecento persone nella Roma seicentesca del genio della pittura.
L’idea si appunta sulla nuova vita del complesso di Santa Chiara dove adesso il cantiere per la ristrutturazione è in dirittura di arrivo. Ci punta l’assessore Massimiliano Lachi e del resto è uno dei progetti-chiave della giunta guidata dal sindaco Mario Agnelli. La liason con l’attore che da amante dell’arte conosce bene Castiglioni e la provincia aretina, potrebbe portare a una forma di collaborazione, a incrociare opzioni che conducono in una direzione: Scuola del cinema.
Un obiettivo, ancora tutto da valutare e costruire ma nella serata di Placido e del "suo" Caravaggio diventa qualcosa più di una suggestione. La cena al ristorante Il Passaggio davanti a un piatto di pici all’aglione della Valdichiana - "Placido ama molto la pasta ed era curioso di scoprire l’eccellenza del nostro territorio" dice Lachi.-, è il passepartout per intrecciare idee, possibilità, un canovaccio di progetto. Ma qui, sul prato del Cassero, Placido sceglie di raccontare come tutto è iniziato, quando ancora ragazzo sbarcò a Roma per frequentare l’Accademia Silvio D’Amico e fare "solo l’attore di teatro. Fu Monica Vitti ad aprirmi le porte del cinema con il film Teresa la ladra, tratto dal romanzo di Dacia Maraini", rivela. Teatro e poi cinema e ancora teatro, senza soluzione di continuità lungo mezzo secolo tra palcoscenico e set. "Rosi e Bellocchio sono stati i miei maestri", scandisce Placido davanti a una platea immobile nell’ascolto. Qua e là foto dai telefonini, per il resto la voce e il timbro di Placido risuonano nel silenzio del Cassero, in faccia alla Torre che l’attore più volte indica.
La sua "indagine" su Caravaggio riallaccia i fili di una storia letta da un’altra angolatura, con la lente dell’attore ma anche del regista. Da Michelangelo Merisi a Luca Signorelli: Placido visita la mostra a Cortona accompagnato da Lachi e accolto dal sindaco Luciano Meoni e resta "estasiato dai capolavori dell’artista cortonese".
Più tardi sotto i riflettori del Cassero, Placido metterà a confronto le figure angelicate di Signorelli e il dolore dell’umanità al quale Caravaggio dà voce e volto, scegliendo gli ultimi, i reietti, i diseredati che nelle sue tele diventano protagonisti di passi del Vangelo. Indagare sulle vite degli artisti che hanno segnato il corso della storia, è il cammino che Placido in questo tempo della sua arte ha scelto di intraprendere: "Sto lavorando a un film su Luigi Pirandello", annuncia tra gli applausi. C’è ancora tempo per il premio, i sorrisi, le foto ricordo. Lachi ripercorre i nove anni del festival e lancia l’edizione del decennale. I riflettori si spengono, il maxischermo si anima e sul Cassero resta solo la luna a illuminare la meraviglia di un racconto senza tempo.